Sulla cannabis light Salvini ordina, Lollobrigida obbedisce.
Con un colpo di mano in sede referente la maggioranza ha inserito, all'articolo 18", del Ddl sicurezza "il divieto della cosiddetta cannabis light, obbedendo alla più oscurantista ideologia proibizionista che vieta la coltivazione e la vendita delle infiorescenze di canapa a basso contenuto di Thc.
In base a quanto riportato da fonti governative, il motivo di tale norma sta nella volontà di far chiudere i vari “cannabis shop” nati in Italia dopo la legge 242/2016, oggi al centro di una controversa interpretazione del Governo, secondo il quale, la norma mira a "evitare l'assunzione di prodotti che favoriscano alterazioni dello stato psicofisico e conseguenti comportamenti rischiosi per l'incolumità pubblica", con particolare riferimento alla sicurezza stradale.
Una ratio che non trova conforto nella realtà, dato che il principio attivo alla base della marijuana leggera, il Cbd, non ha alcun effetto psicotropo. Quindi, perchè paragonarlo alle droghe? Mistero o semplice idiozia? La cannabis light non è uno stupefacente, vietarla non ha alcun senso se non danneggiare una realtà agricola importante.
Infatti, impedendo agli agricoltori di avere un reddito dall’intera pianta, anche le altre filiere produttive della canapa sarebbero in difficoltà: alimentare, tessile, bioedilizia, energetica. Infatti, le altre componenti della pianta, dalla fibra al seme, da sole non potrebbero garantire redditività e quindi portare all’abbandono della coltura
Si stima che siano 13mila i lavoratori, per lo più giovani, impegnati nel settore e delle 3mila aziende che si occupano della produzione in Italia, manderebbe in bancarotta tutte quelle non in grado di attuare una conversione agricola in tempi ridotti.
Così facendo, il governo decide di tagliare le gambe a migliaia di aziende e a migliaia di lavoratori che hanno dato vita negli ultimi a un settore e a una filiera completamente made in Italy che sta vedendo uno sviluppo esponenziale. Alla faccia del tanto paventato protezionismo nazionale.
E in Basilicata? Diverse sono le aziende lucane, tra piccole e medie, che sono nate e che stanno investendo in questo mercato realizzando prodotti per i settori alimentari, tessili, della cosmesi, della bioedilizia, finanche nel campo ambientale -data la nota capacità della pianta nella bonifica di siti inquinati e nell’abbattimento dell’anidride carbonica.
Non a caso, nel 2018 il M5S Basilicata, è riuscito a farsi approvare una proposta di legge (legge regionale n. 42 del 30.11.2018) relativa alla promozione della coltivazione della canapa (cannabis sativa) per scopi produttivi e ambientali.
Oggi, la regione Basilicata, attraverso l’ALSIA, sta realizzando coltivazioni dimostrative sia presso le proprie aziende che e sia presso quelle private. Con quella legge, già nel 2018, la nostra visione parlava di transizione ecologica e sostenibile della nostra società a vocazione preminentemente agricola. Insomma, la canapa, per le sue numerose proprietà, rappresenta un’opportunità di notevole interesse per il territorio lucano. Una prospettiva occupazionale specie per i nostri giovani che con sacrificio e amore hanno deciso di restare in Basilicata.
Ora è da vedere che fine faranno le loro speranze e quelle degli imprenditori lucani che hanno investito il proprio futuro in questo settore. Criminalizzare un prodotto tanto innocuo quanto importante per la sua multipla versatilità e utilizzabilità, non trova ragioni considerevoli.
E se proprio vogliamo parlare di sicurezza, rendere illegale la cannabis light, porterebbe molti consumatori ad acquistare dal mercato nero – anche sostanze psicotrope più facili da reperire visti gli storici traffici internazionali – e questo favorirebbe le attività dei gruppi criminali.
Siamo dinanzi a un vero e proprio, decreto sciocchezza. L’ennesimo, inutile e pericoloso, di questo Governo di destra.
Deputato Arnaldo Lomuti
Coordinatore Regionale M5S Basilicata
Camera dei Deputati