Con un formato espositivo che prevede il coinvolgimento di contesti e luoghi diversi, in un’ottica di vivificazione e fruizione del patrimonio storico-architettonico della città di Matera e della regione Basilicata, il padiglione espositivo della Fondazione SoutHeritage ha attualmente sede nella suggestiva "Cappella dei Sette Dolori", una cappella gentilizia - ristrutturata e adibita a sede espositiva - facente parte di un edificio risalente al XVI secolo, uno tra i pochi esempi di architettura palaziale di pregio presenti nello storico quartiere patrimonio UNESCO dei Rioni Sassi (Palazzo Viceconte, già Venusio). Nel quadro dell'obiettivo istituzionale di dinamizzazione di spazi inagiti, la fondazione affronta dunque ogni volta temi fondamentali quali l’architettura e la storia degli spazi in cui la riattivazione è il risultato di un metodo di ammodernamento spaziale che affronta i temi della protezione, della riabilitazione e della valorizzazione di edifici esistenti in una connessione e allineamento tra idea, luogo e forma. In questo ambito, l’originaria destinazione d’uso dell’attuale sede della fondazione quale cappella a uso religioso è stata utilizzata come spunto per lo sviluppo del progetto espositivo dal titolo “UNA MOSTRA SENZA ROTHKO: Maja Bajevic, Marcello Mantegazza, Katrin Ströbel, Anonimo Frescante Meridionale (XVII sec.?)”. Infatti, se l’arte contemporanea ha fatto esplodere la sua stessa definizione insistendo sul fatto che essa dipenda dal contesto, questo aspetto, è stato usato come materia prima per questo progetto di mostra che vuole mettere in relazione l’attuale spazio espositivo della fondazione (un tempo spazio spirituale e oggi spazio ecumenico dell’arte), in dialogo spazio-temporale con una celebre opera d’arte contemporanea e cioè la “Cappella Rothko” (1965), una cappella aconfessionale situata a Houston-Texas, opera dell’artista e rappresentante dell’Espressionismo Astratto Mark Rothko (1903 – 1970). La sede espositiva diventa così la cornice ideale di un progetto in cui il territorio e l’architettura non sono più semplicemente località geografica e contesto espositivo, ma diventano essi stessi medium. In quest’ottica, l’esposizione pone al centro dell’esperienza culturale non solo le opere di arte contemporanea che trasformano i volumi dell’architettura storica in spazi sensibili e contenitori di esperienze collettive, ma anche il valore simbolico degli stessi, in un allestimento che sposta l’esperienza culturale verso una commistione di linguaggi fra arti visive contemporanee e museografia. A svelare e offrire una rilettura degli ambienti e delle loro atmosfere, sono stati scelti i lavori degli artisti: *Maja Bajevic, *Marcello Mantegazza, *Katrin Ströbel, *Anonimo Frescante meridionale (XVII sec.?) e naturalmente Mark Rothko come protagonista assente ma la cui opera è implicitamente presente senza suggerirne un’illustrazione letterale. Spostando i riflettori da una celebre opera d’arte inamovibile (la Cappella Rothko a Houston) a un gruppo di pratiche artistiche (le ricerche degli artisti in mostra), l’esposizione non solo ridistribuisce il potere a tutti gli artisti partecipanti, ma genera anche un'interrogazione critica sul suo formato. Il pubblico è infatti invitato a reificare l’assenza dell’ambiente interreligioso dell’opera di Rothko pensando anche agli artisti in mostra e a sfidare il privilegio della presenza rispetto all'assenza. Le opere in mostra, tra installazione, pittura e video, mettono in luce posizioni artistiche transdisciplinari che condividono l'impegno per un esame rigenerativo e critico di rituali, pratiche spirituali e memoria, attraverso spazi o superfici intesi come momenti di riflessione dove critica, metafora e cupa ironia, si confondono e sottolineano la relazione molteplice e diversificata fra materialità e funzioni quotidiane o rituali, evidenziando la porosità e il dinamismo esistente fra soggetti culturali e matrici storiche, religiose e filosofiche. In quest’ottica che vuole riflettere sul “formato mostra” come organizzazione di un contesto di esperienza e narrazione per il pubblico e sullo spazio dell’arte come negoziatore di atti immaginativi, l’esposizione prevede inoltre l’organizzazione congiunta di attività di mediazione e coinvolgimento con il pubblico che, per tutta la durata della mostra vedrà approfondire alcuni aspetti fondamentali delle opere in mostra attraverso suggestioni, spunti e riferimenti legati anche a tematiche e figure di rilievo di correnti artistiche del contemporaneo. A completamento della mostra un apparato di didascalie ragionate (provviste di hashtags e mentions e redatte con il supporto tecnico-scientifico di Barbara Improta – Storica dell’Arte Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Basilicata), unitamente ad un contributo critico a firma di Donato Faruolo (Docente Accademia Belle Arti – Foggia, Direttore Artistico Porta Coeli Foundation - Venosa), arricchiscono e accompagnano il visitatore nell'offerta informativa.
progetto promosso da
Fondazione SoutHeritage per l’arte contemporanea
redatto da
Angelo Bianco Chiaromonte
coordinato da
Roberto Martino, Francesca De Michele
in collaborazione con
Donato Faruolo e Barbara Improta
prodotto con il supporto di
MiC – Ministero della Cultura
Regione Basilicata
Palazzo Viceconte – Cultura
Bgreen – Agricoltura e Partecipazioni
e con il patrocinio e il contributo della Città di Matera
sedi
Fondazione SoutHeritage, Via S. Potito 7 – Rioni Sassi, Matera
Area soggetta a ZTL. Si consiglia di parcheggiare presso parcheggio Via R. Scotellaro e raggiungere P.zza Duomo – V. S. Potito a piedi
formato
mostra collettiva
artisti
Maja Bajevic, Marcello Mantegazza, Katrin Ströbel, Anonimo Frescante Meridionale (XVII sec.?)
inaugurazione
23 novembre, ore 18:30
date
26 novembre 2024 > 11 gennaio 2025
orari
martedì > sabato – 17:00 > 20:00
ingresso
gratuito
info
+ 39 0835 240348
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