L’ultimo rapporto di Agenas ci consegna l’ennesima situazione poco edificante per la già malridotta sanità lucana. Nello specifico, il rapporto verte sullo stato di attuazione delle reti oncologiche e sui processi di governance delle stesse. Il monitoraggio è stato eseguito sulla base di un questionario e di una serie di indicatori riguardanti le sette patologie oncologiche maggiori (mammella, colon, retto, polmone, prostata, ovaio ed utero) riferiti all'anno 2022 e relativi alla presa in carico da strutture della rete, all'indice di fuga fuori Regione (ovvero la percentuale di ricoveri di pazienti presso struttura della Ror fuori dalla Regione di residenza), ai tempi di attesa (percentuale di ricoveri in strutture della Ror entro 30 giorni dalla data di prenotazione). La Basilicata - assieme ad Abruzzo, Calabria e Molise - è il fanalino di coda dell’ennesima poco edificante classifica redatta dall’Agenzia. Una rete è la base su cui vengono organizzati i servizi di assistenza sanitari. Quella oncologica, chiaramente, serve a ottimizzare il percorso del paziente attraverso i vari step assistenziali, sia quello chirurgico, chemioterapico o radioterapico. La sua assenza o la sua inefficienza rappresentano un vero e proprio fallimento di un servizio pubblico fondamentale per l’assistenza sanitaria del cittadino. In Basilicata si evince una totale mancanza di azioni relative alla governance, alle strutture e al personale. Ciò significa che la nostra regione non è in grado di prendere in carico un paziente con diagnosi tumorale sospetta e di seguirlo nel suo percorso di cura. Il rapporto di Agenas va ad aggiungersi altri poco edificanti dati fotografati da GIMBE sulla mobilità sanitaria, che vede la Basilicata avere un saldo negativo di circa 83 milioni di euro. Senza considerare i ben già noti problemi - che denuncio da tempo -relativi alle chilometriche liste d’attesa. Il gap con le regioni del Nord è sempre più evidente. Ed è destinato ad aumentare soprattutto alla luce degli ultimi eventi relativi all’autonomia differenziata, che può rappresentare una vera e propria pietra tombale sulla capacità delle regioni meridionali di garantire i servizi primari - su tutti sanità e scuola - ai propri cittadini. In una situazione del genere, con due parti del Paese che viaggiano a velocità differenti, promuovere un disegno secessionista è un vero e proprio smacco alla salute dei cittadini. Un atto vergognoso avallato da un centrodestra irresponsabile e poco lungimirante, di comune accordo con i governi regionali dello stesso colotr politico - come quello lucano - che nemmeno di fronte alla dolorosa evidenza dei dati, riescono a comprendere quanto proseguire sulla strada dell’autonomia sia un suicidio annunciato per il Meridione e i suoi cittadini.