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La Basilicata si conferma ancora una volta isola felice e zona franca per i petrolieri: l'ultimo incidente petrolifero noto, avvenuto il 26 giugno nel territorio del comune di Calvello, nel parco nazionale dell’Appennino lucano, è stato comunicato solo il 15 luglio. Per fortuna l'incidente non sembra grave ma si porta dietro implicazioni gravi, condite di promesse mai mantenute. Nel 2024, infatti, mentre progettiamo il ritorno sulla Luna e la conquista di Marte, non riusciamo ancora e creare un sistema di informazione immediata per i guasti petroliferi. Inoltre, sembrerebbe che collegare la rete interna di controllo di Eni con quella di ARPAB, sia diventato un problema insormontabile. Seguendo le dinamiche dell’episodio, sono tante le domande che ci poniamo a partire dai motivi per i quali non sia stato possibile informare la cittadinanza già il 26 giugno. Dubbi che aumentano se pensiamo al fatto che fortunatamente l’incidente non è stato particolarmente grave.  Ma allora perchè nascondere tutto per quasi tre settimane? Il dubbio è lecito e fondato: si è volutamente ritardare l'informazione per effettuare la bonifica senza occhi indiscreti che riprendessero l'area di intervento? Tutto ciò appare grottesco, ed i lucani vengono ancora trattati come colonizzati con l'anello al naso. Serve immediatamente un sistema pubblico di informazione sugli incidenti petroliferi. I cittadini e le cittadine hanno diritto di sapere cosa succede e dove. Nel 2024, questa censura di Stato è intollerabile e non vale tutte le royalties di questo mondo. Ma sono tanti i dubbi e tante le domande sorgono a seguito dell’incidente al Pozzo ENI CF 8 che sono state poste direttamente al Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica mediante l’interrogazione parlamentare depositata dal deputato Lomuti (M5S). In primis, i motivi per i quali sono passati ben 22 giorni circa, tra l'autodenuncia di Eni e l'intervento di ARPAB. E poi vogliamo sapere come mai Eni non ha reso pubblica l'informazione già il 26 giugno sul suo sito istituzionale “Eni - Basilicata” e i motivi per i quali Eni non pubblica i risultati analitici dei primi giorni di intervento e bonifica dei terreni. Infine, è stato chiesto al suddetto  ministero, se si reputasse accettabile, in caso di contraddittorio tra ENI e ARPAB, avere un controllato pluriaccreditato (ENI) ed un controllore non ancora accreditato Accredia  (ARPAB).

Deputato Arnaldo Lomuti

Coordinatore Regionale M5S Basilicata

Camera dei Deputati