È evidente a tutti quanto la crisi del settore agricolo venga da lontano.
Ma da un anno a questa parte, le cose sono precipitate del tutto, non a caso un nostro associato ha definito la situazione attuale un "terremoto".
Terremoto perché? Ve lo spieghiamo.
Il mondo agricolo si è trovato nel giro di un anno a dover perdere dal 30/50% del valore della PAC e per intercettare il restante 70/50% deve fare salti mortali, con l'applicazione di eco-schemi. Cavilli burocratici che non hanno portato sostanziali benefici né all'ambiente né all'agricoltore, in barba alla semplificazione.
Non abbiamo fatto in tempo a metabolizzare tutto ciò, che ci è piombata addosso la più grave siccità a memoria dei nostri padri. Estesa su quasi tutto il territorio regionale è stata accentuata dalla crisi idrica dovuta ad una scarsa lungimiranza della politica regionale (invasi e rete colabrodo).
Ma abbiamo detto che la crisi viene da lontano e quindi ci sono altri elementi che hanno contribuito a rendere il comparto moribondo.
1) Il libero mercato, dove pare che lo stato non voglia mettere il naso, nonostante una legge vieti le vendite sotto costo. Importazioni selvagge di ogni genere, prodotte non con gli stessi standard di sicurezza nostrani, invadono i mercati nazionali, provocando sui nostri imprenditori una forma di "caporalato".
2) La calamità notturna chiamata cinghiale. Si, avete capito bene. Per molte aziende è diventata una calamità perenne da 20 anni a questa parte.
Il mondo agricolo non può prendere schiaffi in questa maniera.
Occorre con urgenza fare il punto con le istituzioni e non perdere più tempo.
Molte famiglie di agricoltori, quelle che fanno reddito solo dal lavoro nei campi, stanno vivendo momenti tremendi, anche dovuti al caro vita.
Servono ristori immediati, ristori che arrivino in maniera diretta nelle tasche degli agricoltori, senza altri giri o balzelli.
Regione e Ministero devono attivarsi per chiedere alla UE fondi di soccorso (alluvione Emilia Romagna come esempio).
Secondo il nostro parere si è perso già tanto tempo, le prime avvisaglie le avevamo avute già ad aprile sulla siccità, poi la situazione è precipitata per tutte le colture estensive e per gli allevamenti. Oggi la cosa è solo peggiorata.
Questo nell'immediato.
Ma occorre fare delle programmazioni strutturali per il futuro e in special modo ora che si inizia a discutere al parlamento Europeo la nuova programmazione.
Rivogliamo il nostro primo pilastro, che è stato indebolito da agroindustria e agro-meccanica, per noi è inconcepibile che dei 30 miliardi circa di euro dati all'Italia ad ogni programmazione, una percentuale irrisoria arrivi all'agricoltore in forma diretta.
L'agricoltura è il traino dell'economia nazionale al pari di altri settori, se non di più.
Rivogliamo il nostro reddito, solo questo chiediamo che è la nostra dignità.
Ma non dimentichiamo l'aspetto più importante. L'agricoltura è anche paesaggio, diversificazione del cibo, cultura, storia e al suo interno L'AGRICOLTORE svolge un ruolo insostituibile: È CUSTODE.
Il monito per la politica è questo: fare presto perché sarete responsabili di tutto ciò che accadrà se l'agricoltura locale, sparisce.
Sovranità Alimentare in Italia.... non in Algeria.