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Il problema della proliferazione dei cinghiali nelle aree urbane sta diventando sempre più rilevante in molte città italiane, inclusa Macerata. Il Comune di Macerata ha sviluppato un efficace programma di gestione e controllo di questi animali, con l’obiettivo di ridurre i danni alle coltivazioni, aumentare la sicurezza pubblica e tutelare la biodiversità locale. Replicare l’esperienza di Macerata potrebbe rappresentare un modello utile per altre città che affrontano situazioni simili, mirando a un equilibrio tra la gestione faunistica e la vivibilità urbana.
 
Il Presidente del Comitato “Difesa Territorio Lucano”, Maurizio D’Aloisio, a capo di un’aggregazione di cittadini ed agricoltori esasperati dalla presenza di cinghiali sul territorio regionale, ha inviato una richiesta all’ANCI Basilicata e a tutti i sindaci della Regione chiedendo “di replicare l’esperienza positivissima messa in atto dal collega Sindaco di Macerata al fine di ridurre il pericolo per la pubblica e privata incolumità, la salute pubblica e la sicurezza stradale dei Vostri concittadini, sempre più esasperati da tale situazione oramai incontrollata”. 
Cosa è accaduto a Macerata? Il 23/01/2025 veniva segnalata al Comune di Macerata la presenza assidua di cinghiali in un’area prossima al centro abitato di Macerata, oltre alle numerose segnalazioni da parte dei cittadini che lamentavano la presenza di cinghiali a ridosso delle proprie abitazioni. 
In data 27/01/2025 avveniva un incontro tra il Servizio veterinario di Macerata, la Polizia provinciale, la Polizia Municipale e gli uffici comunali per esaminare gli aspetti tecnici e normativi della questione, con particolare riguardo alla tutela della salute e dell’incolumità pubbliche, essendo la presenza di cinghiali in ambito urbano fattore di rischio per l’incolumità dei cittadini in caso di contatto diretto, alla circolazione stradale e in quanto i cinghiali rappresentano un vettore di trasmissione di malattie infettive. 
La Legge nazionale n. 157/1992, agli articoli 19 e 19 ter, autorizza gli enti territoriali all’abbattimento e cattura di cinghiali, anche in aree urbane, per ragioni di tutela della salute pubblica, della pubblica incolumità e della sicurezza stradale. 
Il Decreto del 13/06/2023 del Ministero dell’Ambiente, di concentro con il Ministero dell’Agricoltura, in applicazione dell’articolo 19 ter della Legge n. 157/1992, ha approvato il Piano straordinario di gestione e contenimento della fauna selvatica, con la possibilità per i sindaci di esercitare il potere di Ordinanza su interventi di controllo e rimozione della fauna selvatica in ambito urbano al ricorrere dei presupposti indicati dagli articoli 50 e 54 del D. Lgs. 267/2000.
Con l’indicazione della zona oggetto del provvedimento tramite uno schema planimetrico allegato, il sindaco di Macerata con Ordinanza n. 47 del 06/02/2025 ordinava “Il controllo dei cinghiali mediante allontanamento dall’area urbana ed abbattimento degli esemplari presenti nella zona compresa tra i quartieri Santa Croce, Montalbano e Collevario, così come individuata nello schema planimetrico allegato, mediante il ricorso ad operatori abilitati all’esercizio della caccia al cinghiale, rispondenti ai requisiti di cui al c. 3 art. 25 della L.R. n. 7/95, dotati delle armi di cui all’art. 13 della L. 157/92 ed anche con utilizzo di cani, sotto il diretto controllo e coordinamento della Polizia Provinciale”. 
L’attuazione dell’Ordinanza ha permesso ai cacciatori, coordinati dalla Polizia Provinciale, di allontanare il branco di cinghiali che determinava tale pericolo e l’abbattimento di 6 esemplari. 
Ogni sindaco può dare il proprio contributo in questa lotta senza quartiere al cinghiale, che meriterebbe più attenzione da parte della Regione Basilicata, sempre pronta ad introdurre nuovi adempimenti burocratici a carico di cacciatori i quali, invece di essere incentivati ad andare a caccia, si trovano di fatto penalizzati. Ecco alcuni esempi.
La procedura di assegnazione ideata dalla Regione dei cosiddetti quadranti, cioè una porzione di territorio comunale entro cui il selecontrollore può muoversi per effettuare l’abbattimento, riduce il numero di cinghiali abbattuti. Su un territorio in cui il numero di selecontrollori è di molto inferiore al numero di quadranti, ci saremmo aspettati che la Regione ideasse un meccanismo per coprire tutto il territorio cacciabile assegnando più di un quadrante per ogni cacciatore e lasciando al cacciatore la libertà di posizionarsi nel territorio più densamente popolato da cinghiali. Inoltre, l’assegnazione dei quadranti pare sia discrezionale invece di tenere conto delle coltivazioni presenti sul territorio, le quali andrebbero protette anche su esplicita richiesta degli agricoltori. 
Oppure, la fissazione da parte della Regione di un numero massimo di cinghiali che al selecontrollore è consentito abbattere, massimo 10 in 4 mesi, che per un cacciatore esperto rappresentano un traguardo raggiungibile in pochi giorni di attività. Oltre all’obbligo per il selecontrollore di avere una sola cartuccia in canna, che riduce l’efficacia dell’attività di abbattimento ed espone il selecontrollore ad una occasione di pericolo, essendo privo di un’immediata ricarica, se il cinghiale dovesse malauguratamente attaccarlo. Ci saremmo aspettati che la Regione fissasse, oltre ad un numero massimo molto più alto, un numero minimo di cinghiali da abbattere, così da massimizzare l’efficacia del selecontrollo, che è uno dei pochi strumenti che si possono praticare durante tutto l’anno, a differenza della caccia vera e propria. 
Senza provvedimenti emergenziali, la guerra contro i cinghiali sarà persa, con il conto da pagare a carico degli agricoltori e non certo degli uffici regionali. In consiglio regionale si è recentemente discusso di spopolamento dei nostri territori, soprattutto dei comprensori marginali che vivono principalmente di agricoltura, senza capire che la causa principale della fuga dei nostri concittadini sono proprio i cinghiali e la distruzione totale che questi arrecano alle nostre coltivazioni. Di fronte a questo scenario che si sta giorno dopo giorno materializzando e di fronte al menefreghismo di politica ed uffici regionali, noi agricoltori non possiamo fare altro che mandare i nostri figli altrove, ovunque, ad arricchire altri territori con le loro intelligenze e competenze, tranne che in Basilicata, perché qui nessuno li vuole. E quando iniziano a mancare così tanti giovani, altri settori iniziano a soffrire perché vengono meno consumatori, lavoratori, servizi, professionisti, famiglie e tanto altro ancora. 
Montalbano Jonico, li 22/02/2025
Maurizio D’Aloisio, Presidente del Comitato “Difesa Territorio Lucano”