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GdiF (6)(1).jpgL’esecuzione di una verifica fiscale nei confronti di un’azienda operante nella commercializzazione di oro e preziosi, ha consentito agli investigatori del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Matera di constatare che la predetta azienda, nell’arco di tre periodi d’imposta, ha utilizzato fatture false per 43 milioni di euro, ha emesso fatture false per complessivi 49 milioni di euro e, di conseguenza, evaso IVA per un’importo complessivo pari a quasi 10 milioni di euro.
Individuato nell’ambito di una più ampia operazione di polizia giudiziaria denominata “sogni d’oro”, il sistema di frode scoperto dalle Fiamme Gialle era quello della cosiddetta “frode carosello interna” e delle fatture false. Nei fatti,  mediante una rete di prestanomi ed evasori totali, è stato sfruttato il regime dell’inversione contabile (reverse charge) per commercializzare materiale prezioso in esenzione di IVA, per poi rivenderlo con aliquota IVA ordinaria generando in questo modo un ingente credito d’imposta a favore di altre imprese acquirenti dislocate nel nord Italia. In termini operativi l’inversione contabile IVA rappresenta il procedimento di inversione dell’onere di versare l’IVA per effetto del quale il venditore emette fattura senza addebitare l’imposta e il compratore integra la fattura ricevuta con l’aliquota di riferimento per il tipo di operazione fatturata e procede con la duplice annotazione contabile (nel registro IVA acquisti e nel registro IVA vendite).
L’attività svolta dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Matera, evidenzia la caratteristica della “trasversalità” delle investigazioni condotte dalle fiamme gialle e la circostanza che la selezione dei contribuenti connotati da alto rischio di evasione non possa prescindere da un’adeguata valorizzazione delle attività svolte dal Corpo in altri settori della sua mission istituzionale fra i quali spicca quella delle attività di polizia giudiziaria.