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BAS "La strada del confronto con Agea sta iniziando a portare i primi risultati auspicati. Come nel caso del problema connesso alla documentazione relativa ai pascoli intraziendali, che tanto disordine e preoccupazione aveva creato tra gli allevatori di montagna". 
E' quanto si legge in una nota della Cia Basilicata che prosegue: 
"La Circolare Agea numero 29058, emanata giovedì scorso, relativa alla gestione della Domanda unica di pagamento per la campagna 2018, chiarisce che non ci sono ulteriori obblighi oltre a quelli già previsti, per la tipologia di pascoli intraziendali". 
"Una delle questioni che la Cia-Agricoltori ha sollevato con l’assemblea meridionale di Viggiano del 16 febbraio scorso ha trovato una soluzione". E’ il commento di Luciano Sileo, dell’Ufficio Zootecnico della Cia lucana. Un segnale incoraggiante -evidenzia - anche se in un contesto generale che pone ancora delle partite aperte e diverse criticità come abbiamo ribadito nei giorni scorsi con la decisione della mobilitazione degli agricoltori per i forti, inspiegabili e ingiustificati ritardi per i pagamenti Agea. 
La Cia ricorda che l’agricoltore paga alla burocrazia in media due euro ogni ora di lavoro, 20 euro al giorno, 600 euro al mese, 7200 euro l’anno. Un “peso” opprimente che costringe ogni impresa a produrre materiale burocratico cartaceo che messo in fila supera i 4 chilometri. Non basta. Occorrono otto giorni al mese per riempire i documenti richiesti dalla Pubblica amministrazione centrale e locale. In pratica, cento giorni l’anno. Un compito che difficilmente l’imprenditore agricolo può assolvere da solo e che, quindi, nel 65 per cento dei casi è costretto ad assumere una persona che svolge questa attività e per il restante 32 per cento si rivolge a un professionista esterno, con costi facilmente immaginabili. Un dato emblematico che conferma le difficoltà dei produttori davanti al “mostro” burocratico. Una situazione, quindi, allarmante che crea insormontabili problemi all’imprenditore che non intende certo sottrarsi alla legalità dei controlli, solo che per lo smaltimento dei reflui o dei nitrati, per l’adeguamento di stalle e laboratori lattiero-caseari sollecita azioni dirette delle Regioni attraverso fondi delle misure del Psr 2014-2020. 
Anche sulle pratiche di pascolo “tradizionale”, condotte cioè in conformità alle consuetudini e usi locali, ampiamente diffuse specie al Sud e nelle aree interne, si scontano troppi ostacoli burocratici. Per ora – conclude Sileo – ne abbiamo abbattuto uno. Confidiamo –continua il dirigente dell’organizzazione degli agricoltori- che questo tassello si aggiunga ad altri, per approdare ad un alleggerimento della macchina burocratica ed a un miglioramento dei rapporti tra Enti e agricoltori".