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centro-ricerche-trisaia-rotondella.jpgRotondella, piccolo borgo della Basilicata, è “legato” agli Stati Uniti, da quasi cinquanta anni. All’ interno dell’ ITREC (Impianto di Trattamento e Rifabbricazione Elementi di Combustile) sono state conservate, nel corso degli anni, barre di combustile radioattivo. All’ indomani del disastro di Chernobyl e del successivo referendum, con la fine delle attività produttive, le barre rimaste vengono custodite in una piscina di 30 metri quadrati, alta 7 metri. L’ Itrec, già in passato, è salita  agli onori della cronaca  a causa di episodi inquietanti: nel 2003, vicino all’ impianto, si è verificato  un primo caso di inquinamento, collegato ad un traffico di rifiuti, nel quale, forse, ha avuto un ruolo determinante anche la criminalità organizzata. Nel 2015, la Sogin incaricata dell’ attività di smantellamento ha rinvenuto  sostanze inquinanti nelle acque di falda. La Sogin è una società pubblica, che controlla il centro (per garantire la gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi) con un costo per la collettività pari a 4, 7 milioni di euro annui. Nonostante l’ attenzione mediatica e le varie interrogazioni rivolte alle autorità competenti, la situazione sembra essere rimasta immutata e i cittadini lucani lamentano le conseguenze di questo probabile, dannoso inquinamento. Sorge spontaneo un interrogativo: nonostante le denunce, soprattutto, dalle associazioni di cittadini presenti sul territorio, ed i mille interrogativi, perché non sono state ancora adottate tutte quelle misure realmente necessarie a tutelare, in maniera indiscutibile, la salute dei cittadini e l’ambiente? Il probabile inquinamento sembra si sia aggravato in maniera esponenziale fino a raggiungere livelli allarmanti nel 2017. E’ notizia di questi giorni che la Procura della Repubblica di Potenza ha ordinato il sequestro di tre vasche di raccolta delle acque di falda e della condotta di scarico. Tutto ciò, al fine di evitare che l‘ acqua eventualemente contaminata, proveniente dall ‘impianto, continui ad essere sversata, tramite una conduttuira, nel mar Jonio. Diversi i reati ipotizzati che vanno dall’ inquinamento ambientale, falsità ideologica, smaltimento e traffico illecito di rifiuti. Sotto sequestro è finito l’ ex impianto Magnox della Società “Combustibili Nucleari”: secondo i pm le acque non sono state trattate prima di essere smaltite, a causa della presenza di sostanze dannose. Cinque le persone indagate: si tratterebbe dei referenti dei procedimenti di controllo e smaltimento delle acque.

L’ indagine è partita a seguito di una segnalazione sullo stato di inquinamento ambientale sottostante l‘ impianto nucleare. La Sogin, dal canto suo, ha affermato che non vi sono pericoli per i cittadini lucani in quanto gli scarichi delle acque sono effettuati rispettando la formula di scarico. Allo stesso tempo la politica ritiene di aver adottato tutte le azioni necessarie a garantire la tutela della salute, dell’ambiente e delle attività economiche dell’area. Eppure i lucani si pongono mille interrogativi: l’autorizzazione al prelievo massiccio di acque firmata dal Presidente Pittella può aver accresciuto le dimensioni di questo probabile disastro ambientale? Il Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata insieme agli Uffici Ambiente di Matera, le Asl  e, più di ogni altra l’Arpab, hanno adottato realmente tutte le misure necessarie per fermare questo preoccupante possibile disastro? A Rotondella, in base agli studi dell’Istituto Superiore di Sanità, sono aumentati i casi di tumore alla tiroide, al fegato e alle vie biliari. E’ necessario effettuare studi più approfonditi per capire il nesso tra l’inquinamento e queste forme tumorali. La questione ambientale riguada i cittadini lucani, e non solo. Le conseguenze, del probabile inquinamento, interesserebbero tutta la fascia Jonica: la vicinissima Calabria, la Puglia. Importanti anche le ripercussioni della notizia su agricoltura e turismo: numerosi gli agricoltori che utilizzano l’ acqua dei pozzi vicini all’ Itrec per irrigare e coltivare i campi, o semplicemente per le esigenze quotidiane. Se l’acqua fosse realmente contaminata ne risulterebbero danneggiate le coltivazioni: i prodotti lucani vengono venduti su tutto il territorio nazionale e internazionale. Considerato anche, che Matera sarà Capitale Europea della Cultura, importanti conseguenze negative potrebbero aversi in termini di turismo. I cittadini, pertanto, chiedono una maggiore trasparenza nella diffusione dei dati inerenti alla salute e, soprattutto, tutele più efficaci. Bisognerebbe accelerare la messa in sicurezza e procedere ad una bonfica definitiva dell’area. Le associazioni dei cittadini promettono una dura battaglia, considerati i tanti dubbi e gli interrogativi sulle attività svolte dall’ Itrec e sulla possibile dispersione di elementi radioattivi.
Antonella Domenica Gatto