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Un finale tragicomico, la questione "acqua potabile" può essere sintetizzata in uno schema semplice: gli enti preposti al controllo delle nostre acque si screditano a vicenda e ci regalano una settimana di psicosi, incertezze, paure e danni economici.
Ed è proprio l’imbarazzante gestione dell’emergenza il risultato più immediato di tutti e forse anche quello più significativo. Un risultato grave che uccide ancora di più quell'esile fiducia nei confronti degli enti e delle istituzioni. Del resto, fintanto che è la politica clientelare a gestire nomine ed appartenenze negli Enti, come nella nostra Basilicata, molto probabilmente difficilmente si troveranno le persone giuste al posto giusto.
Noi abbiamo scelto di non aggiungere altre parole in questi giorni di caos generale dove facilmente si poteva perdere l'attenzione verso la soluzione di un problema specifico.
Per questo abbiamo ritenuto che nei giorni dell'emergenza ci dovesse essere spazio solo per le comunicazioni ufficiali, senza contribuire ad una fase già caotica e poco chiara per i cittadini.
 Perché questa storia porta con sé l'aggiunta di una nuova goccia (sembra proprio il caso di dirlo) a quell'insofferenza che le comunità dell’intera Basilicata covano da troppo tempo. Un'insofferenza causata dalla poca trasparenza, dai dubbi, dall'incompetenza e dalle tante questioni non risolte che per anni sono state messe sotto il tappeto.  
Il Petrolio, l'ITREC, l'Acqua, la Valbasento, le discariche sulle dighe sono come una polveriera ambientale che incombe sul nostro futuro e la questione acqua potabile di questi giorni ci dimostra come ci sia una totale inadeguatezza nella gestione delle emergenze.
In questo scenario va dato atto alle associazioni che si occupano di ambiente di svolgere un ruolo importante di informazione e denuncia ma non può che essere la Politica ad assumersi la responsabilità di affrontare e risolvere i problemi.
Se la Politica non sarà in grado di ristabilire un legame di fiducia con i cittadini, di ridare dignità e legittimazione alle sue istituzioni, di fare emergere eventuali responsabilità, ci sarà soltanto il caos.
Davanti a questo scenario, davanti a questi danni, a questi disastri, a queste incertezze bisogna fermarsi e pretendere una fotografia reale della situazione attuale per poter affrontare le questioni ambientali che, tra accertate e sospette, non possono più essere trattate in questa maniera, generando attese e tempi ingiustificatamente lunghi per ogni provvedimento, come ad esempio sulla questione ITREC dove pur avendo accertato, da molti mesi, un inquinamento chimico storico non si vede neanche l'inizio di una bonifica.
E’ il momento di pretendere un monitoraggio approfondito ed imparziale dello stato di salute delle nostre acque (dighe), della nostra terra e della nostra aria.
È il momento di spostare l’attenzione dal dito alla luna, senza fare il tifo per il disastro ma senza nemmeno tapparsi gli occhi.
 Siamo convinti che oggi deve essere il momento del coraggio per affrontare le grandi questioni, per evitare che le questioni ambientali compromettano ulteriormente il nostro sviluppo, le nostre potenzialità e le nostre peculiarità.
Vogliamo continuare a credere che questa regione ce la possa ancora fare. Nonostante tutto.