Una manifestazione pacifica e partecipata per esprimere le forti preoccupazioni di agricoltori e produttori, alle prese con l’aumento dei costi di produzione, dovuti, anche, alle difficoltà nell'approvvigionamento delle materie prime e dei mangimi. Un momento difficile per il comparto agricolo, alle prese con gli effetti determinati dalla crisi, legati agli scambi commerciali con Russia ed Ucraina e alla volatilità dei prezzi agricoli e dei costi di produzione, nonché all'incertezza finanziara e alla contrazione dell'offerta sui mercati di approvvigionamento. Il comparto agricolo, alle prese con nuovi e vecchi problemi, come l’emergenza fauna selvatica che necessita di una riforma radicale della Legge 157 del 1992, ha deciso di scendere in Piazza, a Scanzano Jonico, per chiedere alle istituzioni l'adozione di provvedimenti urgenti per superare le criticità. La guerra in Ucraina sta avendo forti ripercussioni sui prezzi delle materie prime, dei mangimi, dell'energia e del gasolio, che hanno trovato solo parziale regolamentazione nel decreto energia sostegno del settore. È necessaria, a tal fine, l'introduzione di indennizzi volti a remunerare le perdite delle imprese agricole al momento della produzione. Tante le proposte avanzate nel corso dei vari interventi, domenica 20 marzo, tra cui un adeguato aumento del prezzo minimo del latte alla stalla, interventi specifici sui settori più direttamente colpiti dalla guerra in corso, ed incentivi alla semina del mais. Alla manifestazione hanno partecipato sindaci, agricoltori, allevatori, anche a bordo di trattori arrivati in Basilicata da varie regioni del Sud, per chiedere all'Europa, ed in particolare al Consiglio dell'Unione Europea, risorse ed un nuovo piano straordinario d'azione che limiti le speculazioni e le ripercussioni sulla nostra economia dovute alla guerra in Ucraina: interventi a sostegno di un'economia già duramente compromessa da due anni di emergenza pandemica. Il reddito degli agricoltori tende sempre più ad assottigliarsi, ed è a rischio il potenziale agricolo dell'intero Meridione, caratterizzato da svariati ettari di superficie agricola utilizzata, e da un'alta concentrazione di aziende, fondamentali per la produzione di olio, vino, per il settore lattiero-caseario e per quello florovivaistico. Dopo la fase pandemica e la rimodulazione degli obiettivi del Green Deal, è necessario dar vita, anche, alla definizione di una politica energetica comune, che tenda a ridurre la dipendenza dall'estero, ed in particolare modo dalla Russia, pronta a reagire e rispondere duramente alle sanzioni comminate dall'Unione Europea per porre fine alla guerra in Ucraina. L'Italia dovrebbe incrementare maggiormente le semine, e per fare ciò è compito dell'Europa rimuovere il divieto di coltivazione dei terreni a riposo, al fine di avere una produzione nazionale più sostenuta di mais e soia, accompagnata dall'adozione di sostegni economici adeguati del Governo volti ad assicurare la rendita degli agricoltori. Fondamentale, altresì, lo sblocco delle risorse del PNRR per adottare misure agro-energetiche ed un confronto, in sede comunitaria ed internazionale, che miri ad introdurre strumenti di gestione del rischio in grado di rimodulare la volatilità a fini speculativi dei prezzi legati a prodotti finanziari in campo agricolo. Di non minore importanza la proposta di individuare nei Governatori delle singole regioni la figura del commissario ad acta per attuare azioni finalizzate al controllo dei cinghiali e la creazione di un apposito fondo di ristoro, Sollevata, infine, la necessità di un'equa distribuzione del valore aggiunto lungo la filiera agroalimentare, nonché il bisogno di incentivare i consumi di prodotti agroalimentari attraverso interventi di natura fiscale, o prevedendo indennizzi a favore delle fasce più deboli e, quindi, più a rischio della popolazione.
Antonella Domenica Gatto