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 “Punti forti e punti deboli del mercato delle albicocche italiane” è stato il tema del recente convegno svoltosi a Rotondella Due in occasione della XXI edizione della Sagra dell’Albicocca.Breve intervento iniziale di Vito Agresti, sindaco del centro jonico, che ha illustrato alcuni interventi dell’Amministrazione comunale programmati (in alcuni  casi avviati) su un territorio complesso come quello rotondellese dove la produzione di frutta ed in modo specifico di albicocche (la piana della Trisaia continua ad essere uno dei più importanti areali di produzione regionale) rappresenta una voce importante con fatturati consistenti, garantendo –inoltre- occupazione non circoscritta al solo periodo della raccolta. Anno particolare questo 2017 con prezzi (ai produttori) enigmatici ed incerti, oscillanti al ribasso a causa di una produzione eccessiva rispetto a quella del 2016, ad una maturazione anticipata rispetto ai tradizionali periodi per le elevate temperature del mese di maggio e sia per la concorrenza spagnola diventata lo spettro da agitare - comunque - ad ogni campagna di raccolta.“Si tratta di una situazione emblematica -ha sottolineato Pietro Laguardia, consigliere con delega alle politiche agricole al Comune di Rotondella- in quanto non si riesce a capire perché ad un prezzo eccessivamente basso da liquidare ai produttori, tra l’altro nemmeno certo perché il meccanismo praticato è quello del conferimento, che si aggira su alcune decine di centesimi di euro le nostre albicocche si trovano ad essere acquistate a prezzi che hanno raggiunto in taluni casi i 5/6 euro con una fluttuazione inconcepibile”.Ugo Palara (Agrintesa) nella sua relazione ha evidenziato le specificità che vengono richieste alle albicocche destinate sia al mercato del fresco che ad altri segmenti di utilizzatori e dove tutto si gioca sulla qualità e sul gusto (mutevole) dei consumatori con variazioni che accentuatisi nell’ultimo decennio hanno reso “non desiderabili” varietà storiche del pregiato frutto (cafona, Tyrinthos, ecc.) soppiantate  dalle “rosse” (Rubis, Mogador, Mediabel, etc.).Di nuove varietà ne esistono tantissime ma non sempre riescono gradite al consumatore e non sempre trovano da noi l’habitat ideale portando così a rendere inutili gli investimenti realizzati che si traducono in un danno economico. Importante resta la sperimentazione sul campo delle varietà ed il contatto diretto con chi opera all’interno dei mercati perché solo in funzione di questi si può produrre. Stesso discorso vale nella scelta varietale se la produzione deve essere destinata alle industrie di trasformazione.  Una filiera complessa con l’assenza, dalle nostre parti, di sinergia tra i diversi soggetti che vi operano, con una produzione che -tranne qualche sporadico caso- viene distribuita sul mercato nazionale ed estero da aziende della Campania e dell’Emilia-Romagna. La situazione di malessere che il mondo della produzione continua a vivere è stato sintetizzata da Filomena Laguardia (Coldiretti) e da Dino Persiani (produttore), lamentando tra l’altro l’assenza delle istituzioni.Nelle sue articolate conclusioni l’assessore regionale Luca Braria, auspicando per le albicocche di Trisaia una giornata promozionale da organizzare a Matera (per la prossima edizione) ha descritto gli interventi che la Regione Basilicata sta mettendo in campo come strumenti necessari in grado di favorire processi di  modernizzazione ed innovazione aziendale nonché tecnico-colturale.Braia ha auspicato la costituzione di un “consorzio” tra gli operatori rotondellesi in grado di indirizzare, gestire, coordinare i vari momenti del processo produttivo andando a rappresentare  l’interlocutore riconosciuto e primario con aziende di commercializzazione nonché industrie di trasformazione, garante degli stessi rapporti economici.

B.D’Alessandro