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La vicenda della Clinica Luccioni stà prendendo una piega che non può essere più tollerata.
Nelle settimane scorse ho chiesto l’audizione dell’assessore alla sanità nella commissione competente per avere il puntuale quadro della situazione, considerando che è trascorso un anno dall’approvazione della norma che dava la possibilità all’azienda di predisporre il progetto sul trasferimento della struttura.
Alla data odierna, nulla è dato sapere e il Consiglio Regionale che, con la priorità di salvaguardare l’occupazione e quindi il prosieguo delle attività in deroga a quanto previsto da norme e leggi in materia di sicurezza e organizzazione del lavoro, non è mai stato informato.
Nel frattempo l’azienda ha messo in atto la procedura di messa in mobilità e conseguente licenziamento dei lavoratori (licenziamento sospeso?) effettuando una forzatura ingiustificabile e ricattatoria che va respinta.
Questa vicenda, anche alla luce dei provvedimenti assunti dall’ASP, non può più essere gestita nel solco delle normali relazioni e rimanere chiusa nelle stanze del dipartimento o della stessa Presidenza.
La Giunta Regionale ha il dovere istituzionale di informare il Consiglio.
Qualsiasi tavolo di confronto con la proprietà della Luccioni, non può che partire a seguito del ritiro dei licenziamenti dei lavoratori da parte della stessa,che, da troppo tempo, hanno dimostrato disponibilità ed operato in molti casi con turni e carichi di lavoro insopportabili.
Non è più tempo di “mettere pezze” ad una situazione di incertezza sul futuro dei lavoratori ed il mantenimento di un’iniziativa che opera nel settore della sanità e quindi con ricadute sulla salute dei cittadini.
La vicenda Luccioni, come pure il processo di riorganizzazione del servizio sanitario regionale andavano affrontati con una vera discussione preventiva sull’aggiornamento del piano sanitario regionale scaduto nel 2015.
Non è più tempo di governare un settore fondamentale che riguarda la salute dei lucani senza avere una visione complessiva partendo dall’assunto che, la sanità privata, come pure le aziende sanitarie non possono decidere la programmazione sanitaria regionale che spetta alla politica; In quest’ottica il privato in sanità deve svolgere attività di fornitura di servizi integrativi del pubblico nella consapevolezza che l’appropriatezza delle prestazioni è fattore distintivo e fondamentale nel settore sanitario.