La nuova riforma, voluta dal governo Meloni, ha notevolmente ridotto la platea dei beneficiari, tanto che oltre 737 mila famiglie già percettrici del Rdc, per un totale di un milione e mezzo di persone, rimarranno prive di sostegno.
Escluse dal nuovo beneficio le famiglie povere, senza figli minorenni, a prescindere dalle loro possibilità effettive di trovare un lavoro. Per non parlare di coloro che per accedere all’assegno di inclusione stanno incontrando numerosi ostacoli.
La sociologa Chiara Saraceno, in una recente intervista, ha spiegato che la riforma ha escluso dall’assegno di inclusione (Adi) tutti gli adulti non particolarmente fragili, non ancora sessantenni, che non vivono in famiglie con minorenni o con persone disabili.
La notevole riduzione - spiega la sociologa - della platea dei potenziali percettori dell’assegno di inclusione riguarda tutti gli adulti under 60, non conviventi con i genitori, non coniugati e senza figli e che, se privi di un reddito proprio, sono considerati a carico dei genitori, quindi parte del nucleo famigliare di questi ai fini del calcolo dell’Isee. Sono tanti, infatti, gli ultraquarantenni che percepivano il reddito di cittadinanza e che poi si sono ritrovati improvvisamente a non ricevere più il sostegno.
Pare che per accedere all’Adi occorra essere “i più poveri dei poveri”. L'Italia è l’unico Paese europeo privo di una misura universale di contrasto alla povertà. Il governo Meloni ha tagliato 3 miliardi di euro all'anno per il sostegno ai cittadini più fragili. Con l'Adi si rischia un milione di nuovi poveri in più. Il governo nazionale, anziché adottare tutte le politiche di contrasto alla povertà, ha pensato bene di fare la guerra ai poveri e non alla povertà. Un duro attacco alle famiglie che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese. La fine del reddito di cittadinanza inizia a mostrare le prime crepe.
Gianni Leggieri, Consigliere regionale