Gentilissimo Direttore,
ho letto con estremo interesse e attenzione la risposta da Lei fornita al mio appello. Un appello – quello relativo alla esigenza di trattenere presso il nosocomio di Melfi il dott. Cuomo – che ho inteso rendere pubblico solo ed esclusivamente perché relativo a un tema di rilevanza collettiva, convinta del fatto che sia interesse nostro, Suo e mio, quello di lavorare in sinergia, al fine di rendere il migliore servizio sanitario possibile alla comunità lucana e non solo. L’obiettivo, evidentemente da Lei poco apprezzato, era quello di mobilitare tutte le forze politiche, istituzionali e dirigenziali per evitare di lasciare scoperto un reparto che, negli anni, ha guadagnato forza e prestigio. Il tono non era certo quello dell’accusa, bensì della collaborazione. A suffragio di quanto sto affermando, ho preferito utilizzare nella missiva precedente il condizionale, anche questo da Lei dileggiato, al fine di evitare inutili accuse, ma di lavorare insieme per consolidare un reparto oggi pienamente funzionante, malgrado le tendenze generali. Fatta questa dovuta precisazione e ripristinati i termini di un dialogo cordiale, comprendo bene la posizione difensiva da Lei assunta, in virtù del ruolo ricoperto. Così come comprendo le tante difficoltà gestionali che sta attraversando la nostra azienda ospedaliera. A mio modo di vedere, queste difficoltà vanno osservate, inquadrate e fronteggiate, non misconosciute. Pertanto, non trovo “ingiusto”, come pure Lei afferma, parlare di emorragia di medici e di cronica carenza di personale. Si tratta, piuttosto, di problemi – non di certo imputabili al singolo o alla sola dinamica regionale – di cui dobbiamo farci carico, nello sforzo di risolverli. La carenza di personale infermieristico è un fatto, non una fantasia. Così come è un fatto la sottoscrizione di un contratto con l’azienda ospedaliera di Salerno da parte del dott. Cuomo. Un fatto che Lei ha preferito trattare alla stregua di una “scelta personale”, pertanto inesorabile. Nella puntuale replica che mi ha fatto pervenire, infatti, l’unico elemento a cui sembra non prestare attenzione è la più volte rimarcata volontà, da parte del dott. Cuomo, di restare e, dunque, di continuare a lavorare presso l’ospedale di Melfi “San Giovanni di Dio”. Solo ed esclusivamente in virtù di questa volontà, ho provato ad avviare un’azione di sensibilizzazione e di ascolto, certa del fatto che perseguiamo il medesimo obiettivo: tutelare le eccellenze del territorio. Probabilmente la fonte del disguido risiede proprio nel fatto che Lei trova “inaccettabile” imputare all’azienda una scelta personale; mentre la sottoscritta ritiene doveroso provare a capire se esistano circostanze aziendali che abbiano prodotto una “scelta personale”, soprattutto se queste scelte si susseguono nel tempo e interessano diversi ortopedici dell’AOR San Carlo. Ribadisco: non un’accusa, ma una doverosa necessità di comprendere i fatti, nel tentativo indefesso di risolverli. Ed è esattamente con questo spirito che sarò ben lieta di incontrarLa, perchè no, proprio presso l’ospedale di Melfi – laddove avremo modo di constatare alcune delle criticità da me sollevate, nel pieno rispetto del Suo ruolo e della Sua funzione – o dove riterrà. Ringrazio il già sindaco e onorevole Peppino Brescia per aver sostenuto la causa e per il suo richiamo all’ordine del giorno relativo al tema sanità sottoscritto all’unanimità da tutto il consiglio comunale di Melfi. Così come ringrazio i tanti che si sono uniti all’appello, come i segretari regionali della Uil e della Uil Fpl, Vincenzo Tortorelli e Antonio Guglielmi, per aver acceso i riflettori sulle “scelte” del dott. Adolfo Cuomo, primario di ortopedia e traumatologia a Melfi, e del dott. Giampaolo Luzi, primario di cardiochirurgia al San Carlo, di trasferirsi fuori regione.
Certa della bontà del Suo operato, dott. Spera, e sommessamente disponibile a supportare qualsiasi azione a salvaguardia della migliore sanità lucana, La ringrazio per l’attenzione dedicatami.
A presto incontrarLa,
Alessia Araneo