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Entrare nell’oasi artistica del Teatro dei Calanchi è un’esperienza a dir poco unica, lo sanno bene gli organizzatori e gli operatori, lo sanno bene gli spettatori ed i visitatori occasionali che si avvicendano durante tutto l’anno. 

Si è appena conclusa la IX edizione di quella che non è esattamente una rassegna teatrale o un festival, ma che potremmo definire come un’opera d’arte naturale: una realtà che è parte del tessuto artistico lucano. È stata una delle edizioni più corpose, testimonianza di crescente e ricercata offerta e di un fertile interesse da parte del pubblico nei confronti del progetto culturale proposto. 

Il cuore pulsante di questa stagione è stato l’allestimento scenico di ‘ELOGIO DELLA FOLLIA’, argomento mutuato dal celebre ma forse anche un po’ dimenticato saggio di Erasmo da Rotterdam, un testo nato per la lettura e non per la recitazione, all’interno del quale il regista Daniele Onorati ha saputo scorgere una possibile vocazione scenica e renderla reale proponendo una chiamata alle arti destinata ad attori, danzatori e performer. Dalla selezione di dieci professionisti che vantano estrazioni artistiche differenti e peculiari e dal lavoro sul campo nel contesto selvaggio del Teatro dei Calanchi, ha preso vita la creatura scenica.

Il tema della Follia, della sua necessità come elemento scatenante delle azioni dell’uomo, della sua emarginazione dal consorzio umano nel momento del ripristino dello status quo, si delinea come motivo di solitudine per chi decide di abbandonarsi alla forza primordiale dell’istinto, della spontaneità, della Verità e non lasciarsi piegare dall’utile e dall’ordine prestabilito. Un tema complesso, realizzato nella veste di un grande ed eccentrico rituale di iniziazione alla Dea Follia, che durante il corso dello spettacolo ha assunto mille volti, incarnati dalle potenti dinamiche espressive del gruppo artistico che si è messo alla prova nel contatto profondo con il palcoscenico d’argilla.

La scenografia, sapientemente delineata con il solo impiego di luci a basso impatto luminoso alimentate a batteria, è il meraviglioso paesaggio dei calanchi lucani, un’ambientazione notturna in cui il vento naturale che soffia tra le dune d’argilla ed il cielo stellato d’agosto sono perfettamente incastonati. Per custodire questa bellezza naturale si fa attenzione ad un utilizzo sempre maggiore di energie rinnovabili con impatto minimo o nullo, nello specifico utilizzando una modalità unplugged e dichiarando in modo autentico di essere un progetto attento alle questioni ambientali e caratterizzato da una promozione del territorio delicata e consapevole.

Per gli artisti scontrarsi con la rigidità e l’irregolarità del terreno, recitare e cantare senza l’aiuto di supporti tecnici, sono state sfide che hanno fortemente messo alla prova le loro capacità espressive, raggiungendo risultati di comunicazione e condivisione nei confronti del pubblico davvero eccezionali.

Passando ad un resoconto numerico, la kermesse di Teatro dei Calanchi ha quest’anno ampliato il numero delle sue date, arrivando ad un totale di quattordici giornate di repliche durante tutti i finesettimana di agosto, in cui oltre allo spettacolo teatrale sono state offerte al pubblico ben dodici attività di stampo fortemente filo-naturalistico.

Ne è un esempio l’organizzazione di un percorso di trekking, Calanchi XP, che prevedeva l’affiancamento dei partecipanti a delle guide specializzate, partendo dalla città di Pisticci fino al raggiungimento dell’oasi artistica, attività che ha permesso ai partecipanti di conoscere più in profondità il territorio dei calanchi. Fino alla Gola delle Muse, una serie di concerti acustici tra le mammelle d’argilla che hanno accolto le sonorità della musica jazz e del tango per favorire un’intima connessione tra gli artisti ed il pubblico nell’atmosfera del crepuscolo.

Si è confermato il grande successo, per il secondo anno di fila, di Sentire Sentieri: azione teatrale per camminatori scalzi, durante la quale i partecipanti vengono colpiti nel profondo dal sottotesto di invito al rispetto della natura e della vita, in cui la contaminazione tra tematiche della vita reale e teatro, l’immersione all’interno della natura a piedi nudi e sul far della sera, sono elementi che contribuiscono a creare un investimento emotivo da parte dello spettatore, che si sente chiamato ad essere partecipe della filosofia alla base di Teatro dei Calanchi e diversamente consapevole al momento della rappresentazione teatrale principale.

Prima volta del un nuovo format intitolato Il Battello Ebbro: tre dialoghi filosofici con autori di grande interesse nazionale a bordo di un’insolita imbarcazione riemersa dalle argille, ricordando un passato in cui erano sommerse dal mare, durante i quali si sono delineate delle conversazioni dense e coinvolgenti sui temi ricorrenti nella produzione letteraria degli ospiti che hanno saputo mettere in dialogo con il territorio dei calanchi. 

Applauditissimi gli spettacoli dai circa 2.000 spettatori, avvicendatisi durante il palinsesto e distribuiti in gruppi intimi e misurati per far sì che la presenza risulti il più possibile sostenibile e non invadente. Eccezionalmente ampia la copertura mediatica ottenuta dagli eventi non solo tramite i canali tradizionali, ma soprattutto attraverso una comunicazione più informale, conquistando il popolo del web in modo più diretto e coinvolgente, raggiungendo oltre 1 milione di visualizzazioni tramite i canali social nei trenta giorni di programmazione e 200.000 visitatori con il sito web; senza tralasciare i 6.500 utilizzi della mappa, nel solo mese di agosto, per raggiungere l'oasi selvaggia incastonata del territorio di Pisticci

Il primo vento di settembre soffia sul Teatro dei Calanchi, le impronte dei viaggiatori verranno conservate nella memoria plastica della sua pelle d’argilla ancora per un po’, poi un battesimo d’acqua rimodellerà le sue forme e noi curiosi ci lasceremo stupire dal sembiante che assumerà nell’avvicendarsi dei giorni e dalla veste in cui lo troveremo avvolto nella prossima stagione che ci attende.

Quello che il Teatro, luogo dell’anima, ci rivolge è un arrivederci, un arrivederci a chi attende la sua metamorfosi ma saprà riconoscere il suo volto primordiale nel momento del ritorno.