Per il Vice presidente del Consiglio regionale “bisogna programmare adesso interventi in previsione emergenza”
(ACR) - “Non saranno certamente quattro gocce d’acqua di questi ultimi giorni a risolvere l’emergenza siccità in Basilicata che è una realtà per affrontare la quale l’assessore regionale, Luca Braia, deve dedicarsi con tutto il tempo e l’impegno necessari”. A sostenerlo è il vice presidente del Consiglio regionale, Paolo Castelluccio, riferendo che “l’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione del territorio e delle acque irrigue (Anbi) ha evidenziato nei giorni scorsi che, in questo avvio di 2018, è soprattutto il Sud a preoccupare con una progressiva diminuzione delle riserve idriche dal 2010, oggi più che dimezzate. L’Anbi, va ricordato all’assessore Braia e al commissario dei Consorzi di Bonifica, sostiene che la situazione peggiore è in Basilicata “con una disponibilità idrica a fine dicembre 2017 di circa 143 milioni di metri cubi; 2016: circa 329 milioni di metri cubi; 2010: circa 649 milioni di metri cubi".
Per Castelluccio “come è già accaduto negli ultimi anni a rischiare di più è la produzione agricola di maggiore pregio e qualità, quale l’ortofrutta e le colture arboree in genere, per l'84 per cento dipendente dalla possibilità di irrigare i campi. E' evidente che se lo scorso anno, con maggiori disponibilità d'acqua ad inizio anno, si sono verificati limiti nella distribuzione irrigua, la prossima stagione agricola già si prospetta difficile. Per questo è necessario programmare da adesso interventi perché in piena stagione estiva sarà troppo tardi. E tra questi – propone il Vice presidente del Consiglio regionale – c’è bisogno di una mappa aggiornata sui pozzi. Come suggeriscono i geologi nel nostro Paese ci saranno all'incirca una decina di migliaia di pozzi autorizzati per il prelievo di acqua potabile, ma sono dati assolutamente incerti e ormai è ineludibile un censimento aggiornato per controllare e tutelare le nostre riserve idriche sotterranee da cui si preleva acqua di buona qualità”.
“Le maggiori riserve di acqua – continua Castelluccio - sono quelle sotterranee, si può prelevare acqua da pozzi profondi anche 100 metri e spingersi fino a 300 metri se c'è necessità di risorsa idrica, tenuto conto che, come assicurano i geologi, generalmente, escluse le aree ad alta densità industriale, la qualità dell'acqua in Italia è generalmente buona. Per tutelare questo bene naturale, messo a rischio dalla siccità e dall'azione antropica, tutti i Comuni dovrebbero conoscere i pozzi autorizzati sul loro territorio e gestirli al meglio. Invece, i censimenti sono vecchi ed a questo quadro si accompagna anche un elevato prelievo di acqua da pozzi abusivi”.
“Ebbene – sottolinea Castelluccio - diventa indispensabile avere un quadro conoscitivo completo e chiaro delle nostre riserve di acqua: quanta ne abbiamo, quanta ne preleviamo e da dove. A fronte proprio di questa situazione è necessario mettere in campo una progettualità per la regimazione delle acque con la dislocazione di bacini di raccolta e di trattenimento, anche di dimensioni medio-piccole, ma distribuiti in modo capillare sul territorio lucano che possano avere funzioni multiple. E sul lungo periodo, con il riscaldamento globale che avanza, è necessario aumentare il numero degli invasi. L'Anbi – conclude - ha contato 31 grandi opere idrauliche incompiute in Italia ed ha proposto un piano di investimenti da 20 miliardi di euro in 20 anni, per 2.000 interventi”.