BAS Un protocollo di intesa sarà firmato a breve tra la Commissione Regionale Pari Opportunità e Donne in Campo-Cia per promuovere le “buone pratiche” di attività imprenditoriale femminile in agricoltura e realizzare programmi comuni di formazione ed assistenza alle donne che intendono avviare un’attività di lavoro nei campi. E’ questa, riferisce la Cia, la conclusione dell’incontro che si è svolto oggi tra la Consigliera regionale di Parità. Ivana Pipponzi e il comitato direttivo di Donne in Campo-Cia guidato dalla presidente Lucrezia Di Gilio accompagnata dal direttore regionale della Cia Donato Distefano e dal presidente dell’Agia Rudy Marranchelli.
Pipponzi ha definito “estremamente positivo l’incontro che – ha detto – ha consentito di approfondire l’attività di un’associazione che rientra a pieno titolo tra le finalità dell’organismo del Consiglio Regionale in particolare per superare le discriminazioni di genere presenti ancora nel mercato del lavoro. Ho conosciuto una buona realtà di creatività al femminile che – ha sottolineato Pipponzi – caratterizza il successo dell’agroalimentare lucano un fiore all’occhiello del sistema produttivo della regione”. La presidente della Commissione P.O. ha inoltre evidenziato “la particolare sensibilità del direttore della Cia Distefano sui temi che riguardano l’imprenditoria femminile”.
Per Lucrezia Digilio (Donne in Campo) “si aprono adesso nuove prospettive di collaborazione istituzionale. Le imprese di donne sono portatrici di innovazione di processo ma anche di una nuova idea di crescita che coniuga tradizione, biodiversità e qualità con una costante attenzione all’ambiente. Ben il 9% delle imprenditrici sceglie il settore primario, a fronte di una quota che tra gli uomini si ferma 6,6%. Il tratto di marcata modernità delle imprese agricole femminili è dato dalla spiccata multifunzionalità che si concretizza specialmente negli ambiti più innovativi del settore, come ad esempio le fattorie didattiche (fatte 100 le imprese agricole con fattorie didattiche annesse, 33,6 hanno un capo azienda donna), gli agriturismi (32,3), le attività ricreative e sociali (31,1) e la prima trasformazione dei prodotti vegetali (29,2). L'incidenza delle donne nelle aziende agricole lucane va oltre il 33 per cento, valore al di sopra della media nazionale (30,1 per cento). 'Riprendersi la capacità di immaginare il futuro' è lo slogan su cui l'Associazione Donne in Campo vuole impegnarsi. L'Associazione crea ‘reti’ di donne sul territorio rurale, tesse relazioni tra le aziende e costruisce comunità e gruppi locali. Il connubio straordinario tra donne e agricoltura – sottolinea Di Gilio - passa attraverso l’amore per la terra, l’attenzione alla salubrità dei prodotti e ai processi produttivi, nell’impegno a tramandare le culture locali alle nuove generazioni e nell'innovazione, caratteristica determinante dell'imprenditoria femminile. Un impegno – aggiunge - che permette alle agricoltrici di "ricucire" lo strappo tra tradizione e innovazione ricongiungendo passato, presente e futuro in un "continuum" che ridisegna un sentiero comune per tutta la collettività. E’ soprattutto il modello di conduzione familiare che in Basilicata (da noi la media è pari a 4 ettari in media per azienda) il più diffuso con donne e uomini che lavorano insieme -coniugi, figli, parenti- e che svolgono tutti un ruolo chiave per garantire la sicurezza alimentare, proteggere l'ambiente e la biodiversità dei territori. Ecco perché bisogna riportare questo modello di agricoltura al centro delle politiche agricole, ambientali e sociali: solo così si può garantire uno sviluppo più equo e sostenibile. Con un peso specifico sostanziale, che dipende dal fatto che questo tipo di agricoltura è legata indissolubilmente alla biodiversità: preserva i prodotti locali e le varietà autoctone e promuove l'uso sostenibile delle risorse naturali.
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