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Venerdi 18 marzo, alle ore 18.30, presso la Biblioteca Civica di Ferrandina, verrà presentato il monologo in due atti di Raffaele Pinto dal titolo ‘L’Appuntamento’.
Il testo, frutto della totale riscrittura di un precedente monologo e della messa in scena dello stesso in più repliche, è la storia di un’ebrea italiana settentrionale che, sfuggita per miracolo alle persecuzioni naziste e fasciste, vive molto intensamente quello che è un giorno sicuramente importante della sua vita.
La giovane, affascinante, per certi aspetti stralunata e bipolare, bellissima protagonista (interpretata, nella prima teatrale dalla stupenda Sofia Iannucci che, però, nella serata di Ferrandina verrà sostituita dall’altrettanto brava Alexandra Mastrogiovanni) ripercorre, attraverso la sua apparentemente piccola storia familiare, la più grande storia nazionale praticamente da Depretis fino alla caduta del fascismo, con una ricchezza di particolari che rende il monologo praticamente un saggio storico narrato con semplicità e chiarezza dalla voce della giovane e colta ebrea.
Nella rappresentazione scenica completa il monologo è accompagnato da un grosso corredo di immagini, filmati e musiche che sottolineano tutti i passaggi-chiave della bella storia narrata da Pinto. Nella serata ferrandinese, però, ci saranno soltanto due brevi stralci dello spettacolo che daranno soltanto una vaga idea della bellezza teatrale del testo.
A presentare l’evento culturale ci sarà Margherita Agata, con cui parleranno del testo Dolores e Mirella Troiano, la seconda delle quali ha scritto la postfazione del libro (prefato invece da Ulderico Pesce) ed ovviamente l’autore, che, in realtà è uno studioso di storia, dottore
di ricerca in storia economica, che però ha deciso da alcuni anni di scrivere anche del buon teatro per la scuola, essendo, tra le altre cose, docente di filosofia e storia nei licei.
Un appuntamento da non perdere per chiunque voglia accostarsi, ad un prezzo anche decisamente politico (soli cinque euro) ad un testo molto curato sia dal punto di vista del contenuto sia da quello della forma, con foto di scena della prima rappresentazione che costituiscono, a loro modo, una specie di perenne ‘testimonianza storica’ di un momento di riflessione (non solo scolastica) sul tema della Shoà.