“In queste giornate di fuoco in vista delle elezioni regionali lucane, è arrivata un’altra doccia fredda per la Basilicata e il Sud.
Il 24 gennaio scorso il Senato ha approvato il disegno di legge sull’autonomia differenziata.
Questa scelta, così dirompente e divisiva, pur se deve ancora superare il vaglio della Camera, condizionerà profondamente anche le elezioni regionali lucane.
Bisognerà spiegare perchè non ci si è opposti a questo disegno di legge che provocherà diversi danni al Mezzogiorno”.
Medinlucania prende posizione sul ddl del governo Meloni.
“Le ricadute negative che ci sarebbero in Basilicata sul piano sociale ed economico - afferma - genereranno conseguenze gravi e imprevedibili.
In particolare, aumenteranno i divari, creando enormi distanze fra chi ha di più e chi ha di meno, e si ostacolerà la crescita del Sud. Le prime vittime saranno la sanità pubblica, la scuola, le infrastrutture e le politiche sociali.
In sintesi, verrà spezzata l’unità nazionale prevista dalla Costituzione.
Le Regioni ricche si terranno le risorse per loro, mentre chi è povero sarà sempre più povero.
Lo avevamo già denunciato in altri comunicati e lo ribadiamo adesso, ancora una volta - sottolinea l’associazione civica lucana -: si preferisce tutelare gli interessi e lo sviluppo del Nord Italia, con la prospettiva di un Sud vassallo del Nord, frammentato e senza strumenti di informazione capaci di coinvolgere l’opinione pubblica meridionale.
Tutti i cittadini italiani - continua Medinlucania - devono avere pari diritti e pari servizi, anche nelle regioni più svantaggiate, attraverso un meccanismo di perequazione che impedisca disparità nell’accesso e nella fruibilità dei fabbisogni standard.
Quindi, va ostacolata qualunque ipotesi di trattenere gettito fiscale nelle regioni più ricche a danno di quelle più disagiate economicamente, specialmente se si considera che il Meridione d’Italia riceve sempre di meno rispetto a quello che gli spetta in proporzione alla popolazione residente.
Nei mesi scorsi, in Basilicata ci sono già state manifestazioni pubbliche contro questa scelta politica e noi abbiamo aderito, ma non è bastato. Quindi, è necessario fare di più. Occorre mobilitarsi con maggiore incisività e verificare se ci sono elementi di incostituzionalità rivolgendosi alla Consulta. Oppure bisognerà bocciare la legge, qualora venisse approvata anche alla Camera, con un referendum”.