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La mancata approvazione del Bilancio di Previsione per l’esercizio finanziario 2018 entro il termine del 30 aprile u.s. e il consequenziale regime provvisorio di gestione straordinaria della Regione Basilicata certificano definitivamente il fallimento di una classe dirigente, distinta e distante dai bisogni reali dei cittadini ed asserragliata nei bunker di viale Verrastro a Potenza ad escogitare patetiche tattiche di sopravvivenza istituzionale.
E’ una classe dirigente sorda alle esigenze ed alle aspettative delle persone, delle famiglie e delle imprese lucane, che tarda a comprendere la definitiva chiusura di un ciclo politico e che è intenta meramente a perpetuare anacronistiche pratiche clientelari ed autoreferenziali con il malcelato auspicio che il vento del cambiamento, come Cristo nel celebre racconto di Carlo Levi, si sia fermato ad Eboli e riguardi esclusivamente la politica nazionale, mentre a livello regionale, con la paventata polverizzazione di liste e candidati (magari facendo coincidere a proprio favore sia l’elettorato attivo che quello passivo) verrà premiato il sistema di potere di sempre, immaginando una Basilicata virtuale ed ibernata, lontana da quella che, nella realtà quotidiana, emana gridi di dolore in ogni viscera della sua martoriata terra.
Il “brillante” risultato finanziario- che si ripercuoterà negativamente anche sulle attività dei Comuni, delle Province e degli altri enti strumentali- è successivo alla mancata parifica del bilancio consuntivo regionale 2015 da parte della Corte dei Conti  ed alla bocciatura, sia da parte del Governo centrale che della Corte Costituzionale, di diverse leggi regionali, riguardanti anche materie importanti quali la sanità, il governo del territorio, la pianificazione paesaggistica, l’utilizzo delle energie rinnovabili.
Queste reiterate bocciature, da parte degli organi preposti ai controlli di legittimità,  di conti sballati e di provvedimenti non conformi alle normative costituzionali e legislative chiamano direttamente in causa l’incapacità dei dirigenti ai vertici della burocrazia regionale, lautamente retribuiti ma rivelatisi non in grado di offrire adeguate soluzioni finanziarie e di programmazione, i quali dovrebbero essere immediatamente rimossi dai propri incarichi anziché, come si sussurra da mesi, essere addirittura candidati per “promozioni” alla guida di altri enti o società partecipate dalla Regione Basilicata.
Gli organi regionali di governo, se vogliono riacquisire un minimo di credibilità a tutela del decoro dell’Istituzione Regionale, dovrebbero chiedere scusa ai cittadini lucani e, contemporaneamente, sanzionare i responsabili di quest’ignominiosa vicenda, mai verificatasi in 48 anni di vita della Regione Basilicata. Molinari (LeU)