animazione.gif

WhatsApp_Image_2019-12-08_at_11.58.00.jpeg
Il 5 dicembre, nella sala della Scuola per l’Infanzia Paritaria Don Vincenzo Grossi, si è svolto un incontro, relativo all’educazione dei figli nel nostro tempo, tenuto dal Prof. Marcello Tempesta, insegnante di Pedagogia Generale All’Università di Lecce.
Ha introdotto il dibattito Il Prof. Michele Borraccia che ha raccontato alcuni aneddoti relativi alla sua esperienza di padre, riprendendo alcune questioni su cui Tempesta si era soffermato in un primo incontro che si era svolto un po’ di tempo fa nella stessa Scuola dell’Infanzia.
Riflettere su un tema come quello dell’accompagnamento dei figli, ha costretto il Tempesta a rivedere la sua esperienza personale di vita, sia come padre di tre figli, che come insegnante, pur avendo molti limiti ed inadeguatezze.
Quando nasce un figlio, ci si può comportare in vari modi, o proiettando su di loro attese e progetti, o aspettandosi che egli realizzi nella sua vita quello che noi non siamo riusciti a fare.
Educare i nostri figli sembrerebbe più complicato nel nostro tempo, ma tuttavia, come egli sottolinea, “questo è un tempo bellissimo, l’unico che ci viene dato. Non esistono età dell’oro, c’è solo l’epoca che ci è data da vivere insieme alle sue complessità”.
Siamo molto preoccupati per i nostri figli e questo può essere dannoso per loro. Dovremmo piuttosto guardare al loro desiderio di vita. Se osserviamo infatti un bambino di pochi mesi nel passeggino, possiamo notarne la vivacità difficile da contenere, che ci porta a ricordare come siamo stati noi. Quando però si fa attenzione a determinati sguardi, quando si riesce a viverli, ci si rende conto che anche noi abbiamo la loro stessa fame di vita, perché se viviamo trascinandoci, rischiamo di dar loro regole, ansie, evitando di offrirgli la nostra presenza piena.
I nostri figli ci chiedono attraverso i loro sguardi, il motivo per cui sono al mondo. Hanno quella fame di felicità e di realizzazione. Hanno bisogno di leggere nei nostri occhi se vivere questa vita vale davvero la pena.
Dobbiamo insomma chiederci qual è il bene che possiamo comunicare, come possiamo aiutarci, perché da soli non ce la facciamo.
Il segreto per poter educare bene i nostri figli sarebbe quello di guardare le cose come fa il poeta, con quello stupore, quella meraviglia, facendo attenzione alle cose semplici, autentiche.
Partire dallo sguardo dei nostri bambini, che hanno sempre molto da insegnarci, ci permette di riscoprire il nostro essere più profondo.