Quello dell’autonomia differenziata è un tentativo di golpe leghista teso a recuperare il terreno elettorale perduto. Un tentativo disperato, attese le ultime performance elettorali, che fa ripiegare il Carroccio sulle vecchie teorie concepite in riva al Pò, buttando giù la maschera del finto nuovo corso salviniano che ha mirato ad allargare i consensi al Sud e che oggi pur di non perdere i presidi Padani mette in discussione L’Unità del Paese. Teorie desuete e, di fatto, secessioniste che allertano cittadini e sindacati, nel silenzio di larga parte delle forze politiche e della classe dirigente meridionale. L’assunto della proposta di legge del Ministro Calderoli, infatti, è fallace per due ordini di ragione.
La prima è che secondo una certa visione leghista lo Stato redistribuirebbe più risorse al Sud e ciò frenerebbe lo sviluppo del Nord produttivo. La seconda è che ciò è talmente falso al punto che non solo il Nord ha smesso di crescere dai primi anni 2000, come descritto da molti indicatori economici, a causa del mancato sviluppo di tutto il territorio nazionale, ma anche l’Agenzia per la coesione territoriale ha recentemente pubblicato un report nel quale viene esplicitato come nel 2023 continuino ad aumentare i divari tra nord e sud del Paese. Secondo l’Agenzia, infatti, la spesa pubblica procapite in Italia oscilla tra le 16mila e le 19mila euro tra Veneto, Lombardia e Piemonte, a fronte delle 13mila e 700 della Campania, le 14mila della Sicilia e le 15mila della Calabria. Cifre, queste, destinate a politiche sociali, istruzione, sanità, infrastrutture, amministrazioni, gestione dell’acqua, beni culturali e ambiente. Servizi essenziali che rendono ben chiara la drammaticità dello scenario attuale, con un paese diviso in due, e che il DDL Calderoli aggraverebbe ulteriormente.
Sacrale è la difesa del principio di autonomia per movimento politico come l’Italia del Meridione, ed è per questo che coscienti della situazione nella quale versano gli Enti Locali, e soprattutto i comuni, al Sud, crediamo fermamente che prima di ogni qualsivoglia riforma che vada a modificare gli attuali assetti istituzionali è imprescindibile ridurre i divari tra territori, calcolare e finanziare i Livelli Essenziali di Prestazioni, superare il distorto meccanismo della Spesa Storica e ridefinire il fondo perequativo per i comuni. Solo dopo aver sciolto questi nodi e quindi aver riequilibrato il rapporto popolazione-spesa pubblica e ristabilita l’equità e la perequazione potremo iniziare a parlare di unità vera del Paese e delle migliori forme possibili di decentramento.
Noi siamo i figli di Pitagora, ingegnosi, laboriosi, cocciuti e proprio per questo non spaventati dalle sfide, men che meno quando queste arrivano dai figli di Alberto da Giussano, minacciose e divisive. Il Sud ha contribuito a sancire e a scrivere la storia dell’unità nazionale, la quale, senza il contributo di tutti, siamo consapevoli non potrà continuare ad essere tale. È in virtù di ciò continueremo a difendere la Costituzione perché convinti che, in fondo, siamo tutti figli di questo grande paese chiamato Italia.
Orlandino Greco