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66374bfa-8a80-4ff0-acdd-867cd52e7b10.jpg È stato costituito stamane, al termine dell’ottava Conferenza dei sindaci del Materano, riunitasi nella sala “Mandela” del municipio di Matera. Compongono l’organismo i sindaci Domenico Bennardi di Matera, Domenico Albano di Pisticci, Paolo Paradiso di Tricarico, Nicola Morea di Irsina, Enrico Bianco di Policoro e Vincenzo Zito di Montescaglioso. “Non c’è più tempo”, questo lo slogan lanciato dai sindaci, che non hanno indossato la fascia tricolore in segno di protesta. Durante la Conferenza, che si è svolta alla presenza dei giornalisti, i sindaci del Materano hanno ribadito ancora una volta i temi cruciali della crisi sanitaria in atto, dalle liste d’attesa alla carenza di personale medico e paramedico, dai vuoti nel servizio 118 territoriale alla cronica carenza di medici di base, fino alla soppressione delle Unità operative complesse negli ospedali di primo livello come Matera. Sono stati ribaditi i temi centrali del documento diffuso dall’Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci) nel marzo scorso, come la necessità di mantenere i 9 Distretti sanitari, l’attivazione della Centrale operativa territoriale, il rafforzamento dell’Assistenza domiciliare integrata, l’assunzione dei medici, l’integrazione tra i servizi sanitari, socio-sanitari e socio-assistenziali, l’accreditamento delle strutture private ecc. Questioni imprescindibili per la sopravvivenza stessa del sistema sanitario regionale e, di conseguenza, dei cittadini lucani, ormai sempre più in fuga anche nella terza età. La Regione è stata nuovamente invitata a dare seguito al Piano sanitario, rispetto al quale non si è mai aperto l’auspicato dialogo chiesto dai sindaci e dall’Anci. Sembra mancare ancora una visione strategica e di lungo respiro nella sanità regionale e materana, come è stato denunciato dal sindaco Morea, e la Regione deve iniziare a dare risposte. Il sindaco Bennardi ha posto la data del 1 luglio come linea di confine, perché quella è la data indicata dalla Regione per l’avvio del Centro unico di prenotazione regionale, con il conseguente progressivo abbattimento delle liste d’attesa. Trascorso anche quel termine senza riscontri, i primi cittadini si dicono pronti a ogni forma di protesta, pur di salvaguardare la salute delle proprie comunità