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anci basilicata1. MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI

L’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati è il tema di maggior criticità per i servizi territoriali dei Comuni. Nonostante numeri elevati ma non impossibili da gestire, molti territori hanno superato da tempo il limite di sostenibilità del numero di minori in carico.

Oggi la governance del fenomeno è molto confusa e si sovrappongono competenze e ruoli. È ormai urgente procedere con una chiara rivisitazione normativa e procedurale che consenta di strutturare un sistema ordinato, trasparente che consenta programmazione.

A tal fine è necessario costruire definitivamente un sistema che preveda un percorso certo fra prima e seconda accoglienza.
Bisogna stabilire e strutturare una rete di centri di prima accoglienza esclusivamente a carico e sotto la responsabilità del Ministero dell’Interno e delle relative strutture periferiche.

Tali centri, per una durata massima di 45/60 giorni, procedono all’identificazione, all’accertamento dell’età ove necessario, controllo sanitario, verificano la presenza di parenti sul territorio.
Conclusasi questa fase, tutti i minori accertati vengono trasferiti esclusivamente in una struttura del SAI, i cui posti devono essere pertanto adeguatamente ampliati.

I centri di prima accoglienza devono rappresentare in ogni caso la “porta d’accesso” alla seconda accoglienza, e quindi alla rete SAI.
In allegato al presente documento, ANCI presenta un emendamento all’art. 19 del d. lgs. 142/2015 che ridefinisce l’assetto delle responsabilità in coerenza con quanto sopra descritto.

Nel dettaglio:

➔ Strutturazione della Prima Accoglienza

Vanno attivati almeno 1/2 centri di prima accoglienza per MSNA in ciascuna regione. I centri devono avere mandato puntuale e specifico, orientato a:

  • -  Identificazione

  • -  Accertamento dell’età

  • -  Screening sanitario

  • -  Ricerca di parenti sul territorio nazionale

  • -  Avvio delle indagini familiari

  • -  Rivelazione di vulnerabilità psico-sociosanitarie, che richiedono presa in carico

    specialistica.

  • -  Individuazione di vulnerabilità riferite a sfruttamento e tratta, che richiedono presa

    in carico

  • -  Informativa sui diritti e doveri

    La presenza di minori in detti centri non attiva la competenza amministrativa del Comune in cui detto centro è situato, che rimane esclusivamente dello Stato. In caso di indisponibilità di posti, provvede il Prefetto del luogo in cui si trova il minore. Decorsi 45/60 giorni, il minore viene collocato presso una struttura afferente alla rete SAI, per il tramite del Servizio Centrale, prioritariamente sul territorio regionale di riferimento, ma tenendo in considerazione la disponibilità di posti sull’intero territorio nazionale.

➔ Inserimento in accoglienza nel SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione) di tutti i minori stranieri non accompagnati (MSNA) in uscita dai centri di prima accoglienza.

La capienza del SAI deve essere incrementata in modo da essere commisurata alle presenze di MSNA sul territorio, condizione attualmente non realizzata, come si evince con chiarezza dalla seguente tabella.

ASSOCIAZIONE NAZIONALE COMUNI ITALIANI

ANNO

N. MSNA PRESENTI IN ITALIA

N. POSTI SPRAR/SIPROIMI/SAI

2012

5.821

237

2013

6.319

144

2014

10.536

943

2015

11.921

977

2016

17.373

2.039

2017

18.303

3.180

2018

10.787

3.500

2019

6.054

4.255

2020

7.080

4.437

2021

12.284

6.683

2022

20.089

6.207

2023

21.089

6207

In considerazione delle attuali presenze, dei trend di arrivo e dei dati di turnover, occorre procedere con urgenza a un avviso di ampliamento per ulteriori 5.000 posti SAI.

Occorre contestualmente ridefinire il sistema dei costi riconosciuti per l’accoglienza, come ANCI chiede da mesi.
Attualmente, i Comuni accedono al Fondo nazionale per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, che garantisce un contributo di 100 euro giornalieri per ogni minore accolto, mentre il costo medio giornaliero nel SAI per l’accoglienza dei MSNA si attesta sui 74 euro.

Occorre consentire ai Comuni che ne facciano richiesta di ottenere un finanziamento giornaliero per posto SAI almeno pari al contributo previsto dal Fondo, che progressivamente dovrà coprire solo posti dei Comuni facenti parte della rete SAI.

Il rafforzamento dei Progetti SAI in favore di MSNA deve altresì prevedere lo stanziamento di risorse finanziarie aggiuntive, per una percentuale di posti predefiniti, per la presa in carico dei minori con specifiche vulnerabilità e fragilità (vittime di tortura e/o violenza; vittime di tratta e di sfruttamento; sopravvissuti a naufragio; con disagio mentale e/o esigenze di assistenza sanitaria specialistica; con disturbi del comportamento; minori in stato di gravidanza), che necessitano di interventi e servizi mirati e altamente qualificati.

Inoltre, tutti i comuni che accedono al Fondo nazionale per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati devono afferire alla rete SAI, erogando i servizi di accoglienza previsti dal Sistema e avvalendosi del coordinamento delle attività da parte del Servizio Centrale.

2. RAFFORZAMENTO COMPLESSIVO DEL SAI

Tutte le norme che sono andate stratificandosi negli anni hanno sempre confermato la scelta di collocare la rete SAI al centro del sistema di accoglienza, considerando residuali le altre forme di accoglienza.

Affinché questa impostazione possa tradursi sempre più in un dato di realtà, è necessario semplificare le procedure che regolamentano le modalità di accesso, di ampliamento posti e di prosecuzione dei progetti. Trascorsi vent’anni, sono maturi i tempi per una riforma complessiva che vada verso la stabilità e la semplificazione.

Solo così la rete SAI può davvero essere l’unica risposta al sistema di seconda accoglienza, evitando di dover ricorrere a soluzioni emergenziali ogni volta che occorre far fronte a un incremento di arrivi.

Le proposte che seguono sono immediatamente operabili nel quadro della riforma del DM che definisce le regole di funzionamento del SAI, non richiedendo modifiche alla norma primaria.

➔ Stabilizzazione della rete

Oggi ogni Comune deve presentare formale domanda di prosecuzione allo scadere di ogni triennalità.
Questo adempimento va superato. Gli interventi SAI devono diventare patrimonio strutturale e stabile dei territori dei Comuni aderenti, senza data di scadenza, salva la possibilità di adeguamento periodico del numero dei posti disponibili, del budget a disposizione.

➔ Semplificazione dei meccanismi di ingresso e ampliamento della rete

Nuovi progetti.
In qualsiasi momento gli enti locali esprimono al Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione una manifestazione di interesse a presentare domanda di accesso alla Rete SAI, accedendo in via prioritaria a eventuali fondi che si rendano disponibili

Ampliamenti.
Oltre al numero di posti immediatamente attivabili l’ente locale indica una percentuale di posti ulteriori attivabili dal Ministero dell’Interno in caso di necessità e di disponibilità di risorse. Questa disponibilità rappresenterebbe una riserva di posti attivabili in tempi molto ristretti per rispondere con immediatezza a eccezionali e sopravvenute esigenze di accoglienza.

3. Meccanismi di incentivi a favore dei Comuni

Anci è fermamente convinta che si possa organizzare in Italia un sistema di accoglienza ed integrazione sostenibile, programmato, equilibrato e diffuso dei richiedenti asilo e rifugiati a livello regionale, provinciale e comunale.
Per farlo, è necessario puntare al coinvolgimento, su base volontaria, di tutti i Comuni italiani. Sarebbe un esempio per gli altri paesi europei e consentirebbe, a regime, di gestire un fenomeno così complesso garantendo al contempo ordine e controllo del territorio e percorsi reali di integrazione.

A tal fine, vanno ripristinati quei meccanismi di incentivazione che hanno consentito, in passato, di ampliare significativamente il numero di Comuni coinvolti nell’accoglienza.

Nell’avanzare le proposte che seguono, è necessario richiamare fin da subito la necessità di tener conto, nella pianificazione, non solo degli arrivi via sbarco, ma anche della pressione alle frontiere terrestri e di quella, assai significativa, derivante dai c.d movimenti secondari – ovvero di persone che, spostandosi autonomamente dalle aree di primo arrivo, e cioè fuori dalle quote gestite a livello centrale per il tramite delle Prefetture, giungono in numeri in alcuni casi elevatissimi sul territorio di alcune città.

- Clausola di salvaguardia

Riattivazione della clausola di salvaguardia, prevista dalla direttiva del Ministero dell’Interno del 11 ottobre 2016. anci basilicataTale clausola favorisce la ripartizione del Piano nazionale, consentendo ai Comuni che appartengono alla rete SAI, o che intendano aderirvi, di essere esenti dall'attivazione di ulteriori forme di accoglienza, nella misura in cui il numero di posti SAI soddisfi la quota di posti assegnata a ciascun Comune (c.d. clausola di salvaguardia). La clausola di salvaguardia preserva il carattere di volontarietà che caratterizza il sistema SAI.

- Incentivi economici

Vanno ripristinate misure di incentivo economico a favore dei Comuni che accolgono, attraverso l’erogazione di somme non vincolate a specifica destinazione, da intendersi quali misure solidaristiche dello Stato nei confronti degli enti locali che hanno garantito accoglienza, offrendo servizi indivisibili erogati sul territorio alla comunità. Le somme potranno essere liberamente impegnate per interventi di miglioramento dei servizi o delle infrastrutture utili e attesi da tutta la comunità locale.

Tali misure vanno definite in forma strutturale, e non una tantum, così da rispondere alle esigenze della popolazione residente e dell’intera comunità, che aderisce al sistema di accoglienza italiano, anche per favorire una maggiore disponibilità dei territori, utile ad una più efficiente ed efficace ripartizione nazionale dei flussi migratori.

- Rafforzamento degli strumenti di sicurezza urbana

I Comuni chiedono che la presenza di strutture di accoglienza sui propri territori consenta l’accesso a misure straordinarie di rafforzamento degli strumenti di sicurezza urbana, a partire dal superamento dei limiti alle assunzioni per i vigili urbani e dall’accesso al Fondo per la sicurezza urbana, adeguatamente incrementato.

➔ Iniziative a supporto dei Comuni di frontiera

ANCI chiede la definizione di un Piano straordinario per i Comuni di frontiera, con interventi che consentano di affrontare la particolare e drammatica condizione di questi territori. Non solo Lampedusa, ma anche gli altri Comuni con forte impatto di arrivi, sia tramite sbarco che tramite rotte terrestri, la cui incidenza è fortemente sottostimata e non conteggiata nei dati ufficiali del Ministero dell’Interno con riferimento agli arrivi di migranti sul territorio nazionale. Si pensi in particolare a Comuni come Pozzallo, Porto Empedocle, Isola Capo Rizzuto e, sulle rotte terrestri, Gorizia, Trieste, Bolzano, ma anche Ventimiglia, sulla frontiera occidentale con la Francia.

ASSOCIAZIONE NAZIONALE COMUNI ITALIANI