«Nuova sconfitta per il presidente Bardi che non riesce a farne una buona. Anche il Consiglio di Stato ribadisce l’inadeguatezza di Bardi al ruolo da presidente in virtù delle tante pessime scelte assunte che danneggiano i lucani. Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso degli avvocati dipendenti di via Verrastro, Valerio Di Giacomo, Maddalena Bruno e Nicola Panetta in merito all'annullamento del regolamento adottato dalla Giunta regionale di Basilicata per disciplinare l'assetto ordinamentale dell’Ufficio speciale Avvocatura regionale. Dunque il capo di gabinetto scelto da Bardi, Michele Busciolano, non può essere a capo anche dell’Ufficio di avvocatura. Così come da noi annunciato, siamo dinanzi all’ennesima decisione senza senso e che comporterà nuovi danni alla Basilicata». È quanto dichiara il consigliere regionale e capogruppo di Basilicata Oltre, Massimo Zullino. «La pronuncia dell’organo supremo della giustizia amministrativa stigmatizza l’oscurità (aggettivazione attribuita agli uffici speciali, censoria ed allegorica) del regolamento annullato, che fraudolentemente: ha determinato una plurima dipendenza da organi politici e di emanazione politica , di una struttura professionale che per inderogabile legge deve essere autonoma ed indipendente , spingendosi con arrogante audacia a violare consolidati giudicati; ha violato principi fondamentali quali la separazione dei poteri politico e amministrativo, e buon andamento della pubblica amministrazione, perfino sanciti dalla Costituzione e dallo Statuto regionale; ha depotenziato un organo professionale, quale l’avvocato coordinatore, assoggettandolo a più organi, politici ed amministrativi, privandolo dei poteri necessari al funzionamento dell’Avvocatura, rendendo fiduciaria e addomesticabile la nomina del coordinatore e, addirittura, demandato l’organizzazione dell’Avvocatura al Presidente o chi per lui, così mettendo l’Avvocatura in mano a chi per legge non può esercitare poteri per comandarla e gestirla, evidentemente per sottrarre ruolo e poteri a chi ne avrebbe avuto per legge e per merito titolo, pur non essendo manovrabile», continua Zullino. «Insomma dalla pieni poteri alle mani piene! Questo lo scempio dell’amministrazione della cosa pubblica e della comunità regionale determinato dalla gestione autoritaria di stampo militare che ha disegnato l’ormai frantumata compagine del generale Bardi. Ma la questione dell’avvocatura regionale è molto più seria di quanto si possa immaginare. Il consiglio di stato, infatti, sancisce l’illegittima ed innaturale creazione degli uffici di diretta collaborazione del presidente ai quali non è possibile, per legge, delegare compiti e funzioni gestionali. Si rischia di aver fatto in questi anni una gestione illegittima “Cicero pro domo sua”, si è utilizzata la Regione come un bene di propria disponibilità alla faccia di ogni regola o legge della pubblica amministrazione. Mi auguro che le autorità competenti, alla luce di questa sentenza, mettano prima possibile in atto tutte le azioni di controllo sulla totalità degli atti della gestione Bardi, per restituire trasparenza e visibilità ad attività oscurate dalla mostruosa creatura organizzativa concepita dallo staff fiduciario del generale Bardi, si sarebbe indotti a ipotizzare, allo scopo di insabbiare eventuali responsabilità a danno della comunità regionale, così malamente e monoliticamente amministrata», conclude il consigliere regionale e capogruppo di Basilicata Oltre, Massimo Zullino.