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Dal prossimo primo gennaio un’altra sporca operazione verrà compiuta contro la Basilicata. Il governo Meloni e Roma si approprieranno dell’acqua delle dighe lucane e metteranno le mani sulla principale ricchezza naturale della regione. Con la complicità della giunta Bardi e dei parlamentari di centrodestra, la Basilicata verrà estromessa da qualsiasi decisione sulla gestione del prezioso liquido e tutto sarà affidato ad una società per azioni pubblica denominata «Acque del Sud Spa» che prenderà il posto dell’Eipli (Ente per lo sviluppo dell’irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia e Basilicata). Per arrivare a questo, il centrodestra ha varato la legge n. 74 del 21 giugno 2023 a seguito di un decreto interministeriale firmato dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti”. Il Movimento Equità Territoriale Basilicata denuncia in una nota i soprusi del governo Meloni in merito alla gestione delle dighe lucane. “Il provvedimento - spiega - entrerà in vigore all’inizio del prossimo anno e da quel momento la Regione Basilicata non avrà più nessuna voce in capitolo sulla sua acqua, salvo la possibilità di avere, insieme alla Puglia e alla Campania, un misero 5% delle azioni di «Acque del Sud Spa». Si tratterà di un vero e proprio esproprio da parte del governo nazionale e sarà un altro duro colpo alla già fragile economia della Basilicata e al ruolo dei territori e dei comuni dove sono ubicate le dighe. «Acque del Sud Spa» partirà con un capitale sociale di 5 milioni di euro e le azioni saranno attribuite al Ministero dell’Economia e delle Finanze che potrà trasferirle, nel limite del 30 per cento, a soggetti privati. Una scelta questa che, secondo molti, porterà diritto verso la privatizzazione e le speculazioni di mercato, una porcheria che solo la destra può portare avanti. La Basilicata, - argomenta il Met lucano - già martoriata dalle estrazioni petrolifere, ora dovrà sopportare questo altro furto dopo che, per fare posto alle dighe, ha perso centinaia di ettari di terreni coltivabili che garantivano presenza abitativa e attività economiche e sociali. Si rammenta che l’Eipli gestisce otto dighe, quattro traverse idriche e centinaia di chilometri di grandi reti di adduzione, con una capacità potenziale di accumulo pari a un miliardo di metri cubi d’acqua che vengono utilizzati per uso potabile, irriguo e industriale, in Basilicata, Puglia, Calabria e Campania. Inoltre, gestisce, tre grandi schemi idrici denominati Ionico-Sinni, Basento-Bradano e Ofanto. La stragrande maggioranza delle infrastrutture e dell’acqua gestita si trovano in Basilicata. Riformare l’Eipli, che da anni era diventato un carrozzone inefficiente e pieno di debiti, oltre che un postificio nei cda per politici trombati, - precisa il Movimento Equità Territoriale - era necessario, ma questo scippo del governo Meloni nei riguardi dei lucani è inaccettabile e preoccupante. Con questo atto, orchestrato dal centrodestra, la Basilicata potrebbe trovarsi nella condizione di dover subire sia i danni della legge sull’autonomia differenziata che le conseguenze di un disegno affaristico nazionale che si vuole impossessare di un bene pubblico come l’acqua. Entrambi i provvedimenti saranno un ulteriore oltraggio inferto ai lucani e alla tenuta della regione”.