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A San Francesco di Paola, domenica 20 ottobre, con la testimonianza su Filippo Gagliardi

“Cari giovani, la Chiesa vi vuole bene. E soprattutto attraverso gli oratori vuole prendersi cura di voi, custodirvi come una madre che accompagna e che non si da pace fino a quando non sa che i suoi figli sono felici. L’oratorio è il luogo in cui ritrovarsi per il gioco, la preghiera, lo studio, le attività, per guidare e lasciarsi accompagnare”. Lo ha detto il vescovo Vincenzo Orofino come consegna ai tanti giovani, adolescenti in particolare, presenti alla festa di inizio anno scolastico della diocesi di Tursi-Lagonegro che si è svolta domenica 20 ottobre presso il santuario di San Francesco di Paola (CS). Un santo dell’essenziale, felice del suo rapporto con Dio e proprio per questo capace di amare, facendosi piccolo e servo nei confronti del prossimo.
Qual è il progetto di Dio su di noi? È l’interrogativo proposto ai giovani che hanno trascorso la mattinata a Praia a Mare, a Diamante o ad Amantea in un clima di condivisione di speranze e di programmazione di attività nelle parrocchie e nelle zone pastorali. Poi c’è stata la festa coi balli e i giochi sul sagrato del Santuario cosentino.
Quindi la testimonianza su Filippo Gagliardi, giovane marito e animatore all’oratorio Circolo San Vittore di Intra, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, morto a soli trent’anni, nel 2013, per un male incurabile: una proposta di qualità per tutti. La sua vita è stata un racconto a piccoli e grandi di come l’esperienza dell’amore di Dio sia la cosa più bella che possa capitare. Un educatore che in parrocchia è stato sempre aperto al volere di Dio, che ha compiuto i suoi gesti ordinari con grande passione. Cresciuto all'oratorio, diventando un riferimento importante per i ragazzi a cui garantiva ascolto e attenzione personale, poi ha messo su famiglia. Tutta la sua esistenza, anche la celebrazione del suo funerale, è stata una bella manifestazione di fede. Don Fabrizio Corno, prete della diocesi di Novara, ha tracciato, insieme agli altri amici presenti, il profilo di una persona normale, non quella di un supereroe. Scoperto il carcinoma Filippo, rivolgendosi al Signore, all'inizio voleva “dirgliene quattro”, poi ha capito che Dio carica la croce sulle spalle di chi può portarla. E questa consapevolezza lo ha portato a rendersi conto dell’amore di Dio anche a pochi giorni dalla sua morte, mentre lasciava la moglie Anna in attesa del loro primogenito. Un giovane che ha cercato luce, che ha accompagnato giovani e ragazzi, che ha prospettato speranza in ogni incontro, perché nell'ottica di Dio tutto serve, tutto giova. Ai ragazzi presenti è stato detto che “amore, amicizia e fede possono essere una buona sintesi della sua vita”. Quindi: il rapporto con Dio fa la differenza. Filippo è un uomo dei nostri giorni, morto appena sei anni fa. Le parole e il sorriso di sua moglie, che ha inviato un videomessaggio, sono stati un ulteriore tassello che ha aiutato i presenti a cogliere come la grazia di Dio non sia venuta meno in quella famiglia, anzi ha colmato i vuoti e operato tante meraviglie.
Contento anche don Pino Marino, direttore della commissione diocesana di pastorale giovanile e per l’educazione, la scuola e l’università: “Una giornata bella in cui il senso dell’amicizia condivisa e il messaggio offerto voleva aiutare tutti a cogliere il senso della presenza di Dio e della Chiesa nella vita dei ragazzi anche attraverso l’amore e le premure degli educatori con i quali sono in contatto nelle parrocchie, negli oratori e nelle scuole”. E di certo la giornata è stata una bella manifestazione di affetto proprio nei confronti di tutti.

Giovanni Lo Pinto