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 braia1.jpeg“Con la modifica della legge regionale sul gioco d’azzardo diminuiscono le distanze dai luoghi principali dove la comunità vive, studia, si cura, prega. Si dimezzano a solo 250 metri, di fatto, in 128 comuni su 131, nella nostra regione  che ne vede giusto qualche unità sopra i 20mila abitanti. Una norma non funzionale che, con la scadenza dei 5 anni doveva mostrare i suoi effetti contestualmente azzerati da questa scellerata modifica. Salvata, fortunatamente, in extremis la facoltà dei comuni di poter indicare i luoghi sensibili, con l’emendamento proposto dalla collega Sileo e da noi sostenuto insieme alle minoranze. E’ palese oramai che i contrasti all’interno della maggioranza non sono più solamente il sintomo di posizioni legittimamente differenti anche all’interno di uno stesso gruppo ma dell’oggettiva difficoltà nel seguire in maniera logica un comportamento condiviso, per un atto già approfondito in Commissione dati i suoi risvolti sociali oltre che economici. Dopo la discussione e alcuni emendamenti che comunque migliorano il testo approvato, la maggioranza ne esce spaccata, anche se dice di aver portato a casa un grande risultato raccontato a noi altri come ripristino del presidio della legalità, di cosa parliamo?”

Lo dichiara il Consigliere Regionale Luca Braia, Capogruppo Italia Viva.

“Abbiamo votato all’unanimità - prosegue Braia - la proposta dalla collega Sileo, apponendo convintamente la nostra firma ritenendo coerentemente che la lotta al gioco d’azzardo, a prescindere dalle convenienze nazionali e politiche di bilancio, sia un tema da affrontare con grande determinazione a tutti i livelli. 

E’ una scelta politica ben precisa quella della maggioranza di questo Consiglio Regionale, a difesa di alcuni interessi e pagando il prezzo più alto per le comunità deboli e in difficoltà.

I punti gioco attuali però rimangono così come sono. Le nuove autorizzazioni saranno invece concesse fino a 250 metri nei Comuni con residenti fino a 20 mila abitanti e a 350 metri nei Comuni con residenti superiori a 20 mila abitanti, di distanza da scuole, università, biblioteche, strutture sanitarie e socio-assistenziali, luoghi di culto e oratori. I Comuni sotto i 20.000 abitanti in Basilicata si contano sulla punta delle dita, ma chi vogliamo prendere in giro? Il danno è doppio, per l’esistente che rimane così com’è (i 5 anni sono passati) e per i nuovi punti futuri.

Tutte le norme regionali ragionano differentemente sul distanziometro e sulla volontà di porre un freno ai punti gioco nella relazione e nella vicinanza spazio temporale. Un ragionamento sul disagio sociale che si crea e che va di pari passo all’interesse di carattere economico ci è stato condiviso da Don Basilio Gavazzeni in rappresentanza della Fondazione Antiusura e della sensibilità cattolica alle criticità del tema, in una audizione da noi fortemente voluta. Nonostante abbia riportato in commissione dati e profonde riflessioni sui danni conseguenti dal gioco, è rimasto praticamente inascoltato, oserei dire quasi in maniera ipocrita apprezzato, per essere poi però sbeffeggiato e umiliato alla prova dei fatti e dei valori a cui si è dato priorità.

C’è una montagna di denaro che su questi giochi si riversa da parte di una comunità in difficoltà, per quanto riguarda la nostra Regione, con indici di disoccupazione purtroppo alti e di cui dovremmo probabilmente preoccuparci molto di più. Invece, si rimandano Consigli regionali sui temi seri per la comunità, TPL, petrolio, sanità, energia, turismo ecc. ritenendo il futuro dei punti gioco argomento cruciale per la Basilicata.

E’ una norma che ha bloccato più volte i consigli regionali, decaduti per mancanza di numero legale proprio per una maggioranza sotto ricatto. Un pressing che forse ha poco di trasparente visti gli interessi economici comunque in ballo. Il gioco d’azzardo patologico crea gravi disagi per la persona, non solo per l’incapacità di controllare il proprio comportamento, ma perché compromette l’equilibrio familiare, lavorativo e finanziario fino all’indebitamento, all’assoggettamento ai tassi usurai della criminalità organizzata. Lo ha sottolineato anche la Direzione Nazionale antimafia, non è certo solo una mia opinione.

La questione ha assunto a livello di legislazione nazionale la rilevanza di una patologia tanto da entrare anche nei LEA, andrebbe costruito un inquadramento normativo per limitare il proliferare dei punti gioco e cosa fa la Basilicata oggi? Un grandissimo passo indietro.

Ci si nasconde, parliamoci chiaro, con la modifica e la nuova legge e si trovano delle giustificazioni di ripristino della legalità e di non rispetto della norma.

Saremo la prima Regione in assoluto in Italia - conclude Braia - a mettere un limite così basso di 250 metri di distanza sino a 20mila abitanti: complimenti allora a questa maggioranza per il record di vicinanza dai punti sensibili e di rilievo sociale, complimenti per l’attenzione alle fasce più deboli e per il piazzamento futuro di una slot quasi sotto ogni casa.”