In Basilicata il primo caso di Covid-19 è stato diagnosticato il 2 marzo. L’ultimo bollettino emanato dalla task force regionale, riferito al 23 marzo, indica che i casi accertati sono 87. La rapida progressione del contagio è evidente soprattutto in questi ultimi giorni: si è passati da 31 postivi il 18 marzo a 62 positivi il 20 marzo, fino agli attuali 87.
L’atomizzazione della comunicazione regionale, la mancanza di un coordinamento efficace con i sindaci, la macchinosa lentezza percepita nei rapporti tra i vari enti sul territorio, la scarsa collaboratività della maggioranza contribuiscono a creare senso di insicurezza e sfiducia nella popolazione. L’Assessore Regionale Leone si permette persino di attaccare i medici di famiglia, cui è stato scaricato dalla stessa Regione il peso maggiore del contrasto all’emergenza Coronavirus.
La Basilicata, però, di fronte all’emergenza può contare su almeno due vantaggi: innanzitutto, la popolazione sta rispettando le restrizioni abbastanza rigorosamente, inoltre governo regionale e amministrazioni locali possono fare tesoro di quanto è accaduto e sta accadendo nelle altre regioni colpite. Il 27 febbraio scorso Walter Ricciardi (OMS) afferma “Chi ha dato l'indicazione di fare i tamponi anche alle persone senza sintomi, gli asintomatici, ha sbagliato”. Lo stesso Ricciardi il 17 Marzo rilancia con un tweet il messaggio dell’OMS: “Un semplice messaggio per tutti i Paesi: test, test, test”. L’indicazione è stata colta subito da Stefano Bonaccini in Emilia Romagna, che dal 17 marzo ad oggi processa 19.017 tamponi (totale test pari a 33.527).
Ad oggi in Basilicata sono stati effettuati 726 tamponi, partendo dal 2 marzo sono 33 tamponi al giorno di media.
Poco. Troppo poco, in una regione con una popolazione di soli 560.000 abitanti si può e si deve fare di più.
Alla luce degli ultimi risultati positivi riscontrati presso l’Ospedale Giovanni Paolo II di Policoro, dobbiamo contenere il contagio con uno sforzo maggiore: monitoraggio con i tamponi a tutto il personale ospedaliero, ai medici di famiglia e ai pediatri di libera scelta, ai volontari, ai dipendenti pubblici e a tutti quanti rischiano fornendo servizi essenziali, a tutta la catena di contatti dei positivi, a chi è rientrato da zone a rischio e alle loro famiglie.
Contenere il contagio significa sopratutto individuare e isolare in modo estremamente rigoroso i positivi pauci sintomatici e asintomatici: questo solo puo interrompere definitivamente la catena dei contagi, permettendo di erogare cure adeguate a chi sviluppa sintomi gravi.