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foto_1.jpgNel 2003 durante la protesta pacifica contro il deposito unico di scorie nucleari a Scanzano, disposto dall’allora governo Berlusconi, come ho spesso ricordato in questi giorni, ero un giovane amministratore con poco più di un anno di esperienza politica attiva alle spalle.
Ci ritrovammo travolti da un decreto che penalizzava oltremisura un territorio che non meritava di sicuro di essere trasformato in “pattumiera d’Italia”. 
Notte e giorno presi parte ai blocchi stradali istituiti per protesta lungo le principali arterie che collegano la nostra regione al resto dello stivale. Allora non ero solo in strada: con me c’era il popolo, che mise in campo durante tutto quel periodo, tutte le misure pacifiche per impedire quella decisione scellerata, dando vita alla “marcia dei 100mila” come fu ribattezzata dalla stampa anni dopo, per dire con forza al governo Berlusconi ed al governo regionale allora guidato da Filippo Bubbico, che la nostra terra non si doveva toccare e andava tutelata e non martoriata dai rifiuti nucleari prodotti da tutta la nazione.
Sviluppammo un senso di appartenenza e di attaccamento alla nostra terra che ci ha forgiati in maniera indelebile e che a distanza di più di tre lustri si palesa nuovamente forte e chiaro sotto il peso dell’emergenza sanitaria causata dal Covid-19.

Oggi come allora se è vero che il popolo non può scendere in strada per rivendicare il proprio diritto alla tutela della salute a seguito dei divieti e delle sanzioni che pendono come una spada di Damocle sulle nostre teste, è vero anche che i Sindaci sono l’unico tramite per far sentire le proprie ragioni nel chiedere maggiore tutela e maggiore efficienza della macchina organizzativa e sanitaria per fronteggiare il Coronavirus. Non esistono tessere di partito o appartenenze e ideologie politiche: si tratta di fare le cose per bene e per il bene di tutti proprio come fu fatto nel 2003 dove nessuno guardò alla fede di destra che rappresentava il governo nazionale o alla fede di sinistra che era espressione dell’allora giunta regionale oggi a parti invertite. Uniti ci siamo ribellati e uniti abbiamo vinto perché quello che contava e che conta è solo la salute di noi lucani.
Con questo spirito da uomo in trincea, da ormai quasi un mese che trascura se stesso ed i propri cari per garantire l’incolumità della collettività, invito tutti i miei colleghi sindaci e cittadini a non mollare di un centimetro e a chiedere e pretendere quotidianamente ,a chi sta sopra di noi, l’impegno massimo per non dover ogni giorno aggiornare in maniera drammatica il numero dei contagiati ma soprattutto dei decessi.
Non è e non deve essere una battaglia politica ma una battaglia per il popolo lucano che lo merita e lo pretende a gran voce, manifestando tutte le sue preoccupazioni, paure e perplessità sulle piazze virtuali dei social ed attraverso ogni mezzo di comunicazione.

Ma se non si trovano le contromisure adeguate per uscire da questa emergenza, prima o poi misure di contenimento e di distanziamento sociale adottate dal governo nazionale saranno allentate e allora tutti i sentimenti citati prima, non saranno solo uno sfogo ed un coro virtuale ma si trasformeranno in una nuova e decisa manifestazione di libertà e di uguaglianza che il popolo lucano reclama e che noi sindaci saremo pronti a guidare senza colori politici e senza casacche di partito ma solo con l’amore e la forza della determinazione che abbiamo sempre profuso nel nostro lavoro contraddistinto da impegno, sacrifici e rinunce che sono sotto gli occhi di tutti.