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Tempi duri per tutte le attività costrette alle restrizioni dettate dalla pandemia del coronavirus.
Alcune riescono a lavorare dopo aver cambiato abitudini, orari, e modalità, magari consegnando a domicilio…Altre sono ripartite in questi giorni in sordina, aspettando il possibile cliente che non può, ancora, uscire liberamente….Tante altre attività alzeranno la serranda, probabilmente dopo il 3 maggio con la speranza di recuperare il perduto. Ma la normalità? Quando avremo il ritorno alla normalità a cui eravamo abituati? Il turismo? Lo spettacolo? Gli hotels, i ristoranti e tutte le attività annesse sui nostri lungomare? Che fine faranno? E tutti quei lavoratori che nessuno vede o percepisce come tali ma che grazie al loro lavoro danno da mangiare alle proprie famiglie?
Esiste anche un altro mondo che vi mostriamo attraverso gli occhi del nostro regista e sceneggiatore Mario Carlo Garrambone, il quale in un post sui social racchiude lo sfogo, la malinconia e la speranza….tipicamente lucani.

“…Il nostro mondo, quello dello show-business, non è fatto solo di artisti ricchi e famosi, non è solo un concentrato di perfezione e bellezza, al contrario per gran parte è fatto di ciò che non si vede, di ciò che sta dietro, in penombra...E' fatto di lavoratori come tanti altri, da gente che si fa il mazzo...Professionisti dello show che lavorano spesso con ritmi altissimi, senza orari, registi, scenografi, tecnici luci, fonici, musicisti, manovalanza varia, autori, promoter, tour manager, producer...Gente che, al pari di un operaio in fabbrica, si guadagna da vivere grazie al lavoro svolto...Ora questo settore è stato il primo ad esser fermato in tempo di pandemia, centinaia di migliaia di persone ferme, senza tutela sindacale, partite iva senza fatturato...I benpensanti di turno ora puntano l'indice sull'arte, il teatro, il cinema, la musica e i concerti, ritenendo tutto ciò non fondamentale, non una priorità...Il solito populismo invidioso e opportunista che nega l'importanza dell'arte e delle sue svariate forme, i radical-chic del Belpaese puntano il dito sino ad arrivare al rifiuto di capire che l'arte non può esser gratis, perchè la qualità che mettiamo in campo noi professionisti del settore, ha un valore inestimabile, magari invisibile, ma non per questo inesistente...Il bello, ciò che si vede, è tale grazie a quelle mani, a quelle menti, a quel lavoro sudato e sofferto che è stato il primo ad esser fermato e probabilmente l'ultimo a riprendere, a esser considerato e tutelato...Non una levata di scudi e una voce da quei politici e colletti bianchi che riempiono i parterre dei nostri eventi e concerti, senza mai pagar il biglietto, come se tutto fosse dovuto...Proviamo ad immaginare un mondo senza arte, show, teatro, concerti, cinema, eventi culturali...Che mondo sarebbe?...Un mondo senza sogni…”