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Sale la protesta dei ristoratori italiani dopo l’annuncio del premier Giuseppe Conte di riaprire bar e ristoranti a partire dal primo giugno. Se la vendita di cibo di asporto sarà consentita dal 4 maggio, per la riapertura vera e propria di queste attività bisogna aspettare ancora un altro mese, con il rischio della chiusura di 50 mila imprese e la perdita di 350 posti di lavoro. A dichiararlo la Federazione italiana pubblici esercizi, che reputa le misure adottate dal Governo una vera condanna del settore della ristorazione. Un ulteriore periodo di chiusura, secondo la Fipe, comporterà mancati guadagni per 9 miliardi, stimando le perdite complessive in 34 miliardi dall’inizio della crisi. Le decisioni adottate dal Governo si inseriscono in un quadro già ritenuto critico dai ristoratori, con molti dipendenti in attesa della cassa integrazione. Il settore chiede, pertanto, lo stanziamento di risorse immediate a fondo perduto, in quanto così come per le aziende, anche, per i ristoranti diventa vitale un sostegno finanziario. Il ritardo nell’erogazione delle indennità già messe in campo, e la mancata adozione di ulteriori provvedimenti metteranno a dura prova un settore già in forte difficoltà, come quello della ristorazione. Proteste di proprietari o gestori di ristoranti si moltiplicano in tutta Italia, a cominciare dal flash mob del 28 aprile che coinvolgerà, anche, quelli della costa jonica, pronti ad aprire le saracinesche dei loro locali ed accendere le insegne del proprio spazio, come simbolo di rinascita. Qualora le richieste rimanessero disattese, i ristoratori in varie zone di Italia sono pronti, anche, a “consegnare” idealmente le chiavi dei loro locali ai Sindaci delle rispettive città.