La fase 2 che il Presidente del Consiglio ci ha raccontato domenica sera mi ha lasciato sinceramente senza parole o forse non c’è nulla da dire davvero.
Leggendo il Dpcm mi sono reso conto che in effetti i provvedimenti adottati rendono la vita solo più complicata ai cittadini e a chi come i Sindaci è deputato alla tutela della salute e dell’incolumità pubblica senza avere nessun metodo effettivamente valido per cambiare la nostra modalità di vivere.
Rimarranno i dispositivi di protezione individuale il cui prezzo oggi si calmiera in tutto il Paese dopo che si è assistiti ad una vera e propria speculazione sulla tragedia che stiamo vivendo. Magari farlo prima questo provvedimento sarebbe stata cosa buona e giusta.
La nostra vita è ormai una tastiera, una distanza perenne, una lotta continua. Bisognerebbe avere la forza e la genialità di Roberto Benigni per spiegare con il sorriso nel film premio oscar “La vita è bella” la difficoltà del momento storico che stiamo vivendo ma con una differenza: la guerra era percettibile all’occhio nella sua drammaticità e dolore e si poteva percepire. Il Coronavirus agisce di sbieco, colpisce il corpo e la mente tanto da rendere la morte la prima parte visibile e che spaventa ma la seconda, quella intima del distanziamento e della diffidenza, quella non ci spaventa, ma genera ansia e paure. Quelle che non saranno mai utili per ripartire sul serio.
Che non sarebbe stato un “libera tutti” era scontato e saggio. Ma introdurre delle norme che di fatto non differiscono molto dal famigerato “state a casa” francamente mi lasciano basito.
Ci sono alcuni aspetti su cui vorrei porre l’accento e tentare di capire qualcosa in più.
La mobilità tra le regioni bloccata. È diverso avere in regione chi lavora da un cittadino che sceglie in solitario di prendere una boccata di aria di mare con i figli?
Francamente dopo quasi due mesi di lockdown sarebbe stato più giusto o proseguire ancora con la chiusura e trovare le misure economiche di aiuto per tutte le categorie produttive e sociali oppure dare la possibilità a tutti di ripartire con le dovute cautele e mezzi opportuni per difendersi dal virus. Non si può ogni volta ragionare a macchia di leopardo mettendo in difficoltà chi poi deve garantire un servizio di sicurezza e controllo e scatenare le ire di tutti.
Possiamo far visita ai nostri parenti come se fosse una concessione, quasi un favore.
Ma davvero si pensa che sia questa la modalità di curare il sistema Paese e fare prevenzione?
Meno male che fino a qualche settimana fa ci è stato detto che la maggior parte dei contagi avviene nel proprio nucleo familiare.
Non si risolvono i problemi, emulando Ponzio Pilato, con la frase ”i Sindaci possono disporre la temporanea chiusura di specifiche aree in cui non sia possibile assicurare il rispetto del divieto di assembramenti”.
Noi Sindaci che, in perenne difficoltà di bilancio comunale a seguito delle riduzioni degli stanziamenti statali nel corso degli anni, ci siamo già sobbarcati responsabilità non indifferenti con tutte le istanze, le sofferenze e le paure che i nostri cittadini ci riportano quotidianamente.
Sofferenze che derivano maggiormente da un lavoro che non c’è e da aiuti fin ora promessi e o non ancora arrivati o peggio, nettamente insufficienti per contrastare il grave momento sociale ed economico che stiamo vivendo.
Dagli autonomi ai pensionati passando per gli invalidi o i portatori di handicap fino a giungere alle famiglie monoreddito che ora devono fare a meno anche di quello per via della chiusura delle attività.
il decreto liquidità ad imprese, famiglie, mondo dello sport, cultura, spettacolo e turismo è nei fatti difficilmente erogabile e di minima entità in quanto le banche ed il credito sportivo, per motivazioni di prudenza che sono in parte comprensibili non erogano, se non in presenza di condizioni garantiste e non di garanzie. Quindi va da se che non tutti possono accedere a questa forma di aiuto rimanendo con il cerino in mano.
Tutto questo, con molto altro su cui ci sarebbe tanto da dire, è la nostra vita mentre per chi ci governa a tutti i livelli, regionale, nazionale ed europeo, si crede sia un caso di studio che si possa affrontare con dati percentuali, numeri e slogan, da destra a sinistra senza distinzioni.
In attesa da anni di provvedimenti, che davvero rendano migliore il nostro Paese e la sua condizione economica e sociale, continuiamo a vedere il sole dentro di noi, perché soltanto quello può darci la forza di guardare oltre!