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braia Riteniamo che debbano essere destinate alla edilizia sanitaria (ospedali e centri territoriali) e alla pianificazione dell’incremento della pianta organica per tutti i profili professionali della sanità lucana.

“E’ indispensabile che una tematica così importante, quale quella dell’utilizzo del MES in Basilicata debba essere discussa dal Consiglio regionale senza alcuna pregiudiziale politica e nell’esclusivo interesse della salute dei nostri cittadini.

Ingenti risorse che, di fatto, potrebbero consentire di liberare quelle a valere sui fondi europei, nazionali e regionali oggi impegnate per la stesse finalità e di destinarle ad altri utilizzi a partire dal rilancio economico, dai trasporti, dal sostegno a imprese, turismo, manutenzione viaria, dissesto idrogeologico, valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale.  E’ istituzionalmente opportuno, cosi come stanno facendo altre regioni italiane, un pronunciamento del nostro consiglio regionale su uno strumento in grado di cambiare radicalmente la qualità del servizio offerto ai cittadini, sia in termini di strutture che in termini di personale.” 

“Pertanto, abbiamo presentato, come gruppo consiliare di Italia Viva - dichiarano i consiglieri Luca Braia e Mario Polese - una mozione che impegna il presidente della Giunta Regionale ad assumere, prima del pronunciamento del Parlamento, una posizione favorevole sull’opportunità che l’Italia acceda alle risorse del MES, se verrà confermata l’erogazione senza alcuna condizionalità. 

In caso poi di effettiva disponibilità delle stesse risorse, si impegni il Governo Regionale a discutere in Consiglio, nel rispetto delle prerogative di quest’ultimo, le azioni da intraprendere in materia di programmazione di edilizia sanitaria (ospedali e centri territoriali), e pianificazione dell’incremento della pianta organica per tutti i profili professionali della sanità.”

“In ragione degli abitanti - proseguono i due consiglieri regionali di Italia Viva - del tasso di anzianità, e della diffusione del Covid-19 nel nostro territorio, si può ipotizzare che la Basilicata riceverebbe circa quattrocento milioni e che tali risorse potrebbero essere utilizzate per rafforzare i presidi ospedalieri principali, in termini di uomini e mezzi tecnologicamente all’avanguardia, oltre che implementare una capillare rete di servizi utile a rafforzare in maniera decisiva quella cosiddetta  “medicina territoriale” in cui dovranno avere un ruolo strategico da svolgere  anche con le associazioni di volontariato attivo, la rete dei medici sul territorio, dei centri di riabilitazione e di assistenza anche ai disabili, dei centri di residenza anziani, delle farmacie e para-farmacie e dei centri di erogazione di servizi pubblici e privati più generalmente intesi.

Con l’avvio della Fase 2 dopo il lockdown che ha paralizzato l’Italia e la Basilicata, sarà importantissimo monitorare la situazione nelle prossime settimane, per capire se l’inevitabile rilancio dell’economia non comprometta i risultati raggiunti in termini di rallentamento del contagio.

Ci sono spese rilevanti, quali quelle della programmazione e riorganizzazione del sistema sanitario di Basilicata, che possono essere coperte solo con risorse altrettanto straordinarie. L’intero panorama politico italiano è favorevole, nel dibattito Europeo, alla istituzione di un “recovery fund”, strumento essenziale per programmare un vero e proprio piano Marshall.

Avendo, inoltre, l’UE stabilito che sia possibile per ogni singolo paese accedere ai fondi del cosiddetto MES (meccanismo europeo di stabilità), in ragione del 2% del Pil del 2019 (per l’Italia circa 36/37 miliardi di euro), per spese nel settore della sanità, sia per il personale che per le strutture, dopo lunga discussione si è stabilito anche che l’erogazione di tali fondi non sia soggetta a condizionalità di alcun genere, salvo ovviamente il dovere di rendicontazione per dimostrare che essi siano stati effettivamente spesi per la sanità.”

“Si tratta di un prestito decennale - concludono Braia e Polese - con tasso applicato pari allo 0,1%, e quindi praticamente simbolico, l’accesso a questo fondo è del tutto facoltativo e la decisione viene assunta in piena autonomia dai singoli stati membri. La nostra regione deve farsi trovare pronta a gestire al meglio e in prospettiva di rilancio futuro, la sua quota parte.”