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Sabato 4 Settembre 2021 a Spinoso (PZ) - Area Turistica sul Lago del Pertusillo

A Spinoso, presso l’Area Turistica sul Lago del Pertusillo, Sabato 4 Settembre 2021 (ore 9.30-13.30) si terrà il gesto conclusivo del percorso ecclesiale “In ascolto del Creato” proposto dalla Diocesi di Tursi-Lagonegro (Consiglio Pastorale Diocesano e Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali) con il patrocinio del Comune di Spinoso e la collaborazione del Circolo Laudato Si’ Valsarmento.
Si tratta, nello spirito con cui viene proposta la giornata, di ESSERCI IN UN LUOGO “FERITO” sentendo in sé le offese arrecate al Creato da interventi umani sconsiderati, identificare e mettere in atto gesti concreti di rispetto e protezione della “casa comune”.

Il PROGRAMMA prevede:
ore 9.30 Accoglienza – ore 10.00 Apertura lavori

Introduce e coordina Anna Maria Bianchi, Presidente CDAL, Animatrice Laudato Si’

Saluti:
– Lino De Luise, Sindaco di Spinoso
– don Antonio Allegretti, Parroco di Spinoso

Testimonianze e interventi
– Giovanni Grieco, imprenditore agricolo
– Gianbattista Mele, ISDE – Medici per l’Ambiente
– Ulderico Pesce, attore-narratore
– Classe II D primaria, I.C. “Lorenzo Milani” – Policoro
– Classe IV A ITCM, I.I.S. “Pitagora” – Policoro

Esame di coscienza ecologico e presentazione della Petizione “Pianeta sano, persone sane”

Conclusioni di S.E. mons. Vincenzo Orofino, Vescovo di Tursi-Lagonegro. La Giornata sostituisce l’Assemblea Diocesana di inizio anno e il Vescovo offrirà proprio a Spinoso le coordinate per l’anno pastorale, indicando i perni dell’azione ecclesiale che la Diocesi intende fare proprie durante l’Anno pastorale 2021/2022.

ore 13.30 Chiusura lavori.

Pranzo a sacco, momento di fraternità e di contemplazione individuale.

Tutto si svolgerà nel rispetto delle norme di contenimento del Covid-19 in vigore al momento.

don Giovanni Lo Pinto

Ferire, verbo di cura

Chiudiamo il percorso formativo diocesano di quest’anno pastorale in un luogo “ferito”.
Nella percezione comune ferire è verbo duro, crudele, che rimanda immediatamente a violenza, dolore, sangue… Mi piace pensare che possa esserci un altro modo di leggerlo, come fusione di due verbi latini: ferre, portare, e ire, andare. Dunque, andare a portare.
Anzitutto andare. Non è possibile visitare un luogo ferito virtualmente, online come abbiamo dovuto fare con i Focus. È necessario vedere da vicino, con calma e non solo con gli occhi, per poter “sentire” le offese arrecate al Creato da interventi umani predatori, da nostri interventi sconsiderati o mancati interventi di cura e di protezione. Occorre sostare, come abbiamo fatto con il pellegrinaggio contemplativo iniziale, per sentire in sé la ferita.
E poi portare. Portare lì il nostro essere persona in tanti “altrove”, il nostro credere nel diritto di tutti di poter vivere in dignità, senza dover affrontare la lacerante e infame scelta fra salute e lavoro; il nostro sostenere il diritto anche delle generazioni successive ad avere un futuro, fosse pure incerto, ma non compromesso a priori dell’esserci noi appropriati di quanto spetterebbe loro.
Tonino Bello ci ha aiutati a scorgere nelle ferite del Risorto feritoie di grazia. Possiamo scoprire la bellezza di vivere in un contesto non semplice e di contribuire a fare davvero la differenza, ma farlo presto e in squadra.
L’ultimo rapporto dell’IPCC, Comitato intergovernativo per i Cambiamenti Climatici, è molto chiaro: il surriscaldamento che determina fenomeni estremi è vicino al punto di non ritorno. Le soluzioni ci sono. Gli scienziati le indicano da almeno 30 anni, ma le resistenze sono tante, a cominciare dalle grandi aziende del gas e del petrolio che continuano a minimizzare l’emergenza. Lo sappiamo bene qui, nella Valle del petrolio, il Texas d’Italia, come suol dirsi.
Papa Francesco parla di ecologia integrale, che unisce ambiente, equità, poveri, pace internazionale… sfide ancora più esigenti e drammatiche con il nuovo Afghanistan talebano.
Il 2030 dell’Agenda ONU è già troppo lontano; dobbiamo accelerare con la dismissione di fonti fossili e idrocarburi che rilasciano CO2; dobbiamo iniziare subito. L’appuntamento della prossima Conferenza Mondiale sul Clima, in Scozia, dovrà trovarci pronti e decisi.
La conversione personale, il cambiamento dei comportamenti individuali, è importante. Certamente la prima custodia spetta a chi “abita” un luogo, ma non basta. “Ai problemi sociali si risponde con reti comunitarie. (…) La conversione ecologica che si richiede per creare un dinamismo di cambiamento duraturo è anche una conversione comunitaria.” (LS 219)
Nello specifico, servono accordi internazionali vincolanti per le quote di emissioni, non come l’Accordo di Parigi su base volontaria. Devono essere gli Stati a cambiare. Va chiesto con forza. Possiamo iniziare a farlo unendo la nostra voce a quella di Papa Francesco, aggiungendo la nostra firma alle tante altre per la Petizione “Pianeta sano, persone sane”.
Possiamo poi assumere e diffondere dosi massicce di un vaccino di cui eventi recenti e meno recenti, come gli oltre 40 Kilometri di barriera innalzati dalla Grecia al confine turco, la non unanimità degli Stati europei sull’accoglienza dei rifugiati, l’ambiguo nodo dei rapporti con la Libia mai sciolto, il gingillarsi con i distinguo dei vari politici del “prima noi”, segnalano l’urgente bisogno. Si tratta del vaccino CEA, contro l’epidemia di indifferenza, egoismo, chiusura.
La formula è semplice: C come coraggio, E come educazione, A come amore.
Ci vuole coraggio, che significa agire con il cuore, guardare in faccia la realtà e chiamare le cose con il loro nome, farsi voce di chi non ha voce, riconoscere i propri errori e cambiare dall’interno. Ci vuole educazione, perché si tratta di trasformare mentalità, comportamenti, e questo può avvenire solo per via educativa, non impositiva.
Ci vuole amore, che alimenta l’amicizia sociale, restituisce nobiltà alla politica come servizio e cura del bene comune, porta un valore aggiunto al principio liberale della corresponsabilità.
Si tratta di mettersi empaticamente nei panni del Creato ed agire di conseguenza
Il futuro non è un luogo lontano da raggiungere. È ciò che stiamo costruendo oggi, insieme. 

Anna Maria Bianchi
Presidente CDAL, Animatrice Laudato si’