Su Italia Viva: “La scelta di comunicare il voto favorevole alla deroga dei consiglieri non è stata discussa con i vertici regionali di Azione, componente centrale del Terzo Polo: atto unilaterale che dovrà essere affrontato anche a livello nazionale”
L'esperienza della giunta regionale lucana, la prima di destra, sembra ormai giunta al termine. Bardi stenta a trovare una maggioranza stabile per tenere in piedi un governo che ha non alcun programma per la Basilicata e per i lucani ma solo piccole operazioni di rattoppo ammantate di spirito istituzionale che non riusciranno a garantire molta strada alla sua maggioranza. La relazione del presidente Bardi tenuta in Consiglio regionale lo scorso 21 ottobre sembra quella di un marziano sceso sulla terra poche ore prima. Al netto della vicenda giudiziaria che riguarda la sua giunta e che ha colpito la sua maggioranza, sulla quale le autorità competenti faranno luce, è la debolezza politica e programmatica dell'agenda proposta a lasciarci perplessi. Bardi ha parlato come se in questi anni a guidare la Regione Basilicata fossero stati un altro presidente ed un'altra giunta. Non una proposta, non una data certa, non un'azione da mettere in campo per affrontare le urgenze che affannano le lucane e i lucani. Bardi continua a rimandare a tempo indeterminato la soluzione dei problemi, così come rimanda ad altri le responsabilità, che invece sono tutte della sua giunta, dell'immobilismo che sta bloccando lo sviluppo della Basilicata. Nel testo letto dal presidente non si intravede una via d'uscita per la Basilicata ma solo un'affannosa ricerca di scappatoie di fronte alla cruda realtà dei fatti, solo per provare a terminare il proprio mandato. Insomma, dalla Sanità a Stellantis e dal PNRR al lavoro non una sola idea valida per il bene della comunità regionale. Servizi, lavoro, investimenti e programmazione pari a zero. Il fallimento di questa presunta e nemmeno più percepita maggioranza consiliare è ormai cosa acclarata dentro e fuori il palazzo della Regione, non è opinione solo di un partito che sta all'opposizione di questa destra senza più alcun centro ma di una larga parte della società lucana che pure aveva dato il proprio consenso ad una proposta politica che voleva cambiare la Basilicata ma che invece l'ha totalmente immobilizzata nelle sabbie mobili della sua incapacità politica e programmatica. È bene chiarire che non sarà certo il voto favorevole alla surroga dei consiglieri dimessi, atto dovuto e di natura puramente istituzionale, a dare ossigeno a questa destra ormai in disfacimento. Cosa succederà nei prossimi consigli regionali quando ci sarà da votare atti politici? Possiamo sapere se c'è ancora o no una maggioranza politica? Oppure dobbiamo assistere a continui rinvii di atti importanti per paura che non ci siano più i numeri? Bardi deve rispondere ai lucani e se non ha più la maggioranza si faccia da parte così da dare voce agli elettori che chiedono un governo stabile, autorevole e orgogliosamente lucano.
Sulla surroga è opportuno fare chiarezza anche su un altro aspetto più prettamente politico: l'annuncio del voto favorevole da parte di Italia Viva, nostro partner nella futura federazione riformista, senza che ci fosse stato un confronto preliminare tra i vertici regionali dei due partiti rappresentati in consiglio regionale, solleva alcune questioni di opportunità e non contribuisce alla serena collaborazione politica tra le due maggiori forze del Terzo Polo che nella recente campagna elettorale si sono presentate ai lucani come alternative alla sinistra populista e soprattutto a questa destra regionale così inefficiente. È del tutto evidente che il problema non è il voto alla surroga, ma la prova di una tenuta reale della maggioranza, che a detta dei consiglieri di Italia Viva è “evidentemente fallita”.
L'esperienza della giunta regionale lucana, la prima di destra, sembra ormai giunta al termine. Bardi stenta a trovare una maggioranza stabile per tenere in piedi un governo che ha non alcun programma per la Basilicata e per i lucani ma solo piccole operazioni di rattoppo ammantate di spirito istituzionale che non riusciranno a garantire molta strada alla sua maggioranza. La relazione del presidente Bardi tenuta in Consiglio regionale lo scorso 21 ottobre sembra quella di un marziano sceso sulla terra poche ore prima. Al netto della vicenda giudiziaria che riguarda la sua giunta e che ha colpito la sua maggioranza, sulla quale le autorità competenti faranno luce, è la debolezza politica e programmatica dell'agenda proposta a lasciarci perplessi. Bardi ha parlato come se in questi anni a guidare la Regione Basilicata fossero stati un altro presidente ed un'altra giunta. Non una proposta, non una data certa, non un'azione da mettere in campo per affrontare le urgenze che affannano le lucane e i lucani. Bardi continua a rimandare a tempo indeterminato la soluzione dei problemi, così come rimanda ad altri le responsabilità, che invece sono tutte della sua giunta, dell'immobilismo che sta bloccando lo sviluppo della Basilicata. Nel testo letto dal presidente non si intravede una via d'uscita per la Basilicata ma solo un'affannosa ricerca di scappatoie di fronte alla cruda realtà dei fatti, solo per provare a terminare il proprio mandato. Insomma, dalla Sanità a Stellantis e dal PNRR al lavoro non una sola idea valida per il bene della comunità regionale. Servizi, lavoro, investimenti e programmazione pari a zero. Il fallimento di questa presunta e nemmeno più percepita maggioranza consiliare è ormai cosa acclarata dentro e fuori il palazzo della Regione, non è opinione solo di un partito che sta all'opposizione di questa destra senza più alcun centro ma di una larga parte della società lucana che pure aveva dato il proprio consenso ad una proposta politica che voleva cambiare la Basilicata ma che invece l'ha totalmente immobilizzata nelle sabbie mobili della sua incapacità politica e programmatica. È bene chiarire che non sarà certo il voto favorevole alla surroga dei consiglieri dimessi, atto dovuto e di natura puramente istituzionale, a dare ossigeno a questa destra ormai in disfacimento. Cosa succederà nei prossimi consigli regionali quando ci sarà da votare atti politici? Possiamo sapere se c'è ancora o no una maggioranza politica? Oppure dobbiamo assistere a continui rinvii di atti importanti per paura che non ci siano più i numeri? Bardi deve rispondere ai lucani e se non ha più la maggioranza si faccia da parte così da dare voce agli elettori che chiedono un governo stabile, autorevole e orgogliosamente lucano.
Sulla surroga è opportuno fare chiarezza anche su un altro aspetto più prettamente politico: l'annuncio del voto favorevole da parte di Italia Viva, nostro partner nella futura federazione riformista, senza che ci fosse stato un confronto preliminare tra i vertici regionali dei due partiti rappresentati in consiglio regionale, solleva alcune questioni di opportunità e non contribuisce alla serena collaborazione politica tra le due maggiori forze del Terzo Polo che nella recente campagna elettorale si sono presentate ai lucani come alternative alla sinistra populista e soprattutto a questa destra regionale così inefficiente. È del tutto evidente che il problema non è il voto alla surroga, ma la prova di una tenuta reale della maggioranza, che a detta dei consiglieri di Italia Viva è “evidentemente fallita”.
Sconfinare il perimetro della maggioranza con allargamento ad alcune forze di minoranza è del tutto legittimo, ma lealtà politica vuole che le parti lo comunichino in modo chiaro e senza nascondimenti lessicali le nuove geometrie consiliari. Non sfuggirà, tra l’altro, l’invito rivolto a Bardi da parte di Italia Viva ad una decisiva assunzione di responsabilità e un cambio totale di paradigma che non si riesce ad interpretare nella logica di coerenza e linearità politica. Su questa vicenda, e per una serena collaborazione futura, sarà opportuno fare un confronto aperto e franco tra i gruppi dirigenti regionali e, successivamente, coinvolgere anche i vertici nazionali.