Tutto è pronto a Rotonda per il tradizionale rito arboreo della “La Pitu e la Rocca” che da oggi fino al 13 di giugno si celebrerà, tra canti, balli, buon cibo, l’uomo e la natura in un rito che vede incontrarsi, in un matrimonio “fra gli alberi”, la sposa “la “Rocca” e lo sposo la “Pitu” ovvero un albero di faggio di oltre 20 metri di altezza e un abete, la rocca di circa 10 metri il cui taglio per quest’ultimo, avviene manualmente solo con l'ausilio dell'ascia, dunque senza mezzi a motore.
Sacro e profano in onore di Sant’Antonio da Padova che la leggenda vuole sarebbe passato da Rotonda e proprio nei boschi del Pollino avrebbe dormito circondato da alberi secolari in località Marolo. Anni dopo, sempre secondo le credenze locali, un giovane bovaro sarebbe inciampato nello stesso luogo e sarebbe caduto rovinosamente in un burrone dove, dopo aver invocato S. Antonio, sarebbe stato tratto in salvo dal Santo apparso in tutto il suo splendore. Il giovane, una volta rientrato in paese, decise di abbattere un abete e offrirlo al Santo. Da allora ogni anno il rito si rinnova tra sacro e profano.
Rito che per il quale è in corso, di candidatura come patrimonio dell’umanità all’UNESCO grazie ad un progetto nazionale presentato a Larino (in provincia di Campobasso) paese capofila di questa rete di municipalità italiane coordinate dalla professoressa Letizia Bindi dell’Università del Molise, si vuole porre all’attenzione dell’Unesco la valenza culturale e tradizionale dei riti del territorio.
Si parte oggi alle 17.00 per la tradizionale benedizione dei “parichi” (coppie di buoi) che si terrà in località Santa Maria, antistante alla Chiesa dell’Annunciazione. A seguire Santa Messa e tredicina in Chiesa Madre. Intorno alla mezzanotte il raduno dinnanzi al Santuario di Maria Santissima della Consolazione (patrona di Rotonda), del gruppo Rocca e partenza verso i boschi del confinante Comune di Terranova di Pollino per il taglio della Rocca (abete). Tante sono le donne che in questogiorni realizzano i tradizionali “panitteddri o paniceddri” e i “tortaneddri” di Sant’Antonio. I primi sono un pane di piccole dimensioni leggermente dolce, dorato e soffice i secondi sono dei cerchi di pasta, anch’essa un po’ dolce. La tradizione del donare e fare questo pane affonda radici profonde e può riferirsi a un miracolo avvenuto a Padova.