Riflettori accesi ieri a Senise su una grande questione della Basilicata: l’acqua pubblica. In una sala gremita di cittadini, esperti, tecnici, amministratori pubblici ed esponenti politici hanno sviscerato il tema partendo dalla nascita di Acque del Sud Spa, la società pubblica che dal 1 gennaio 2024 ha sostituito il vecchio Eipli, l’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione in Puglia, Lucania ed Irpinia. Nel corso del convegno, organizzato da Medinlucania, Italia nostra e il Comitato acque lucane di Senise, sono stati approfonditi i limiti e gli errori compiuti nel corso dei decenni dalla politica nazionale e regionale e tutti i relatori hanno evidenziato come l’acqua sia una risorsa naturale e preziosa della regione e occorre impegnarsi per utilizzarla e custodirla affinché diventi una ricchezza e un bene comune. L’argomento che ha tenuto banco più di tutti è stata la recente modifica di giugno 2023 alla legge 214 del 2011, che ha sostanzialmente sancito come la gestione delle acque delle dighe del Sud passa nelle mani del governo nazionale. Esautorando di fatto la Regione Basilicata, detentrice del patrimonio idrico e delle infrastrutture di captazione e adduzione più importanti del Mezzogiorno. Infatti, Acque del Sud Spa sarà sotto il controllo del ministero dell’Economia che avrà il 100% dei 5 milioni di capitale iniziale che potrà trasferire nel limite del 5 per cento a soggetti pubblici e nel limite del 30 per cento a soggetti privati individuati come soci operativi. Dunque, eventualmente le tre regioni dovranno contendersi solo il 5%. Una rappresentanza pari quasi a zero nell'assemblea dei soci, come è stato anche sottolineato dal rappresentante dei sindacati presente al convegno. Si è discusso anche della composizione del consiglio di amministrazione e i rappresentanti del territorio hanno espresso diverse perplessità al riguardo. Resta il fatto che la Società è già costituita ed è operativa dal primo gennaio 2024. Durante i vari interventi tenuti, tra gli altri, da Domenico Totaro, Antonio Amatucci, Marco Arcieri, Nicola Mastromarino, Giuseppe Decollanz (presidente Acque del Sud Spa), Giuseppe Castronuovo, Lino De Luise, Valentina Viola, Donatella Merra e Tommaso Coviello, si è parlato di come l’Eipli sia diventato ad un certo punto della sua storia decennale un «relitto» in piena tempesta, carico di debiti, di polemiche e contenziosi. Di Acque del Sud che arriva già con obiettivi ben precisi, partendo da un investimento di 50 milioni di euro per la «rifunzionalizzazione» degli impianti e nel giro di tre anni conta di riportare alla capacità originaria di un miliardo di metri cubi gli invasi gestiti fino ad oggi dall’Eipli che, tra mille problemi e carenze, non è stato, negli anni, in grado di garantire una costante manutenzione delle dighe (nel Mezzogiorno c’è una perdita del 50 per cento di acqua a causa proprio dell’inadeguatezza degli impianti). I sindaci e i rappresentanti dei territori hanno espresso il loro rincrescimento per non essere stati implicati nel processo che ha portato alla costituzione del nuovo ente di gestione dell’acqua ma hanno anche mostrato disponibilità al confronto e al dibattito. Alla fine i punti di contatto tra il presidente di Acque del Sud Decollanz e gli amministratori locali sono stati diversi, due su tutti: l’azionariato diffuso e popolare e la ritrosia nei confronti di impianti di energia fotovoltaica da collocare nei bacini. Si è parlato anche di ricadute e compensazioni economiche, poiché la presenza delle dighe e degli invasi sul territorio lucano deve essere occasione di crescita e di sviluppo, e del modo in cui porsi con Acque del Sud per ottenerle. “L’intera questione - commenta il presidente di Medinlucania Dino Nicolia che ha concluso i lavori - apre molti interrogativi. Su tutto c'è una domanda da porsi: un bene strategico che interessa tutto il territorio lucano deve essere gestito a livello regionale o da Roma? L’acqua pubblica - spiega Nicolia - è l’essenza dell’attività civica che svolgiamo come associazione, del bene comune e della difesa dei territori e delle comunità locali. L’acqua e i quattro fiumi della Basilicata sono il simbolo della regione, se si viene privati della possibilità di decidere, di pianificare la loro gestione e l’utilizzo, sarebbe un atto grave sul quale tutti i lucani si dovrebbero interrogare e mobilitare. Ciò che lascia perplessi è soprattutto quella quota del 30% cedibile ai privati. In sostanza - argomenta il presidente di Medinlucania - si tratterebbe di un importante e preoccupante passo verso la privatizzazione della gestione del patrimonio idrico”. L’evento di Senise ha costituito un'importante occasione di dibattito e di confronto. Altri incontri verranno organizzati prossimamente su temi specifici con l’intenzione di continuare a sensibilizzare i cittadini e rendere partecipi i territori e le comunità locali.