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BAS "Con circa il 25% della Superficie Agricola Utile, gli areali interessati dalla colture di frumento duro in Basilicata, anche se in diminuzione negli ultimi anni, sono un potenziale produttivo di tutto rispetto (con valori di circa 5 milioni di quintali) che può, con adeguati interventi, tradurre la sua potenzialità in sviluppo". Lo sottolinea - in una nota - Agrinsieme Basilicata (Cia-Agricoltori, Confagricoltura, Cooperative Italiane, Copagri) che con il nuovo anno ha avviato il Progetto di Filiera “grano duro appulo lucano” che fa parte del “pacchetto” complessivo di Progetti di Filiera con circa 160 imprese coinvolte (di cui 132 agricole, 13 di trasformazione, 11 di commercializzazione), 44,152 milioni complessivi per l’attuazione dei quattro progetti di filiera (cereali, latte, bio, carni) di cui 20 milioni di euro di investimenti privati.
A fronte di situazioni positive nel comparto cerealicolo lucano – evidenzia Agrinsieme - vi sono criticità di contesto quali: il prezzo riconosciuto ai produttori, l’inadeguatezza delle strutture di stoccaggio, in grado di conservare i grani senza una differenziazione fra le varie partite e quindi tali da determinare un’offerta troppo spesso indistinta che, miscelando prodotti di diversa qualità, risulta poco competitiva sui mercati. Gli obiettivi del progetto: adeguamento / realizzazione di strutture di stoccaggio che possano ammassare le produzioni per classi di qualità omogenee, realizzando la pratica dello stoccaggio differenziato per classi qualitative, senza la quale è difficile per i grani spuntare prezzi adeguati ed in seconda battuta creare le condizioni per poter più agevolmente soddisfare le esigenze delle industrie della trasformazione che richiedono stock omogenei per granulometria, qualità e contenuto proteico; l’implementazione di protocolli produttivi che possano definire in anticipo prezzi in funzione di parametri qualitativi quanto più omogenei possibili prevalentemente in termini di varietà (legate alla vocazione dei territori) e contenuto proteico; metodi di tracciabilità che permettano agli attori della filiera a valle della produzione e, soprattutto, ai consumatori di poter agevolmente ripercorrere la storia delle materia prime utilizzate; investimenti per l’ammodernamento delle imprese agricole, di prima e seconda trasformazione strettamente funzionali allo sviluppo della filiera; Introduzione, soprattutto nella aziende di produzione primaria, delle innovazioni produttive ed organizzative volte a migliorare le performance aziendale, qualità e quantità delle produzioni; diffusione del metodo di conduzione biologico, che attualmente (anche a fronte di una sempre maggiore attenzione da parte dei consumatori) presenta trend di crescita apprezzabili.
Il ricorso a Protocolli di Produzione – sottolinea Agrinsieme - non va inteso come una banale omogeneizzazione delle produzioni di frumento e dei loro derivati, piuttosto

questi saranno orientati a definire gli ambiti varietali di coltivazione, in un’ottica di aumento della qualità dei grani (basso contenuto di micotossine e potenzialmente buoni livelli proteici), senza con questo perdere il legame con il territorio che deve rappresentare sempre il riferimento del progetto che, ma solo in una fase molto avanzata, potrà evolversi in un’ipotesi di marchio / certificazione della filiera. Le operazioni ipotizzate nella proposta di Progetto di Filiera pongono le basi affinché sia possibile sin dalla “fase progettuale” ipotizzare apprezzabili impatti sul contesto produttivo ed organizzativo. Dapprincipio vi è un impatto sulla mentalità, sicuramente più adeguata ad affrontare le sfide del mercato moderno, che va nell’accrescimento della consapevolezza del “operare assieme”, secondo standard produttivi, che non siano quelli dell’azienda primaria, ma quelli negoziati con segmenti della filiera successivi alle aziende agricole che consentiranno di garantire un prezzo più equo e meno volatile della materia prima, in quanto la produzione prodotta sarà quella d’interesse della filiera e non del mercato in senso lato.
Il progetto potrà avere ancora effetti sulla logistica produttiva, sul tema dei centri di stoccaggio, sulla loro adeguatezza, diffusione territoriale ed il loro ruolo. In più si favorirà lo sviluppo di una filiera strutturata con soggetti “prossimi”, ovverosia con rapporti commerciali con soggetti che anche territorialmente non siamo fra loro molto distanti. Con il connubio produzione di conoscenza – trasferimento in azienda c’è da attendersi un significativo aumento di performance da parte delle aziende agricole che, incrementando gli standard qualitativi, potranno concentrarsi sulle attività più redditizie. Ancora il territorio potrà beneficiare del ruolo svolto dalle aziende sementiere, di servizio alle aziende di produzione primarie".
Bas 05