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Giunge a Tursi l’International Art Project che da Aprile fino ad Agosto, vede in movimento, sulla linea Mosca, Lecce, Tursi, l’artista lucana Filomena D’Ambrosio e l’artista russa Irina Kerimova. Sei mostre personali, tre per artista, in tre città differenti. L’avvio del progetto, lo scorso 3 Aprile, nella metropoli moscovita con due mostre personali: “Equilibrio” di Filomena D’Ambrosio e “Tutto è Uno” di Irina Kerimova. Le artiste hanno scelto di concludere il progetto nella bella Tursi, dove presso il Museo Diocesano il 15 giugno Irina Kerimova, dopo Mosca e Lecce, concluderà il suo percorso a partire dalle ore 19:00 con il vernissage della mostra “Tutto è Uno” in dialogo con Ester M. V. Annunziata Architetto e docente dell’Accademia di Belle Arti. Interverranno il Sindaco di Tursi Salvatore Cosma con l’interprete e traduttrice madre lingua russa Svetlana Akulova e l’intermezzo musicale del violinista giovane violinista tursitano Alessio Ferrara.
Scrive Ester M. V. Annunziata: “Due donne, due artiste che si incontrano per caso nel 2015 per esporre le loro opere ad una mostra in Puglia. L’una, Filomena, lucana di Tursi, vive e lavora a Lecce, dove si diploma all’Accademia di Belle Arti, artista di professione, viaggia spesso alla ricerca di stimoli e confronti; l’altra, Irina, russa di Mosca, architetto e designer, è anche psicologa e, ad un certo punto della sua vita, decide di dedicarsi alla pittura e all’arte.
Apparentemente lontane, insieme trovano subito punti in comune, perché le distanze si azzerano quando si parla di “universo femminile”. Un linguaggio senza limiti e confini che permette loro, sin da subito, pur non parlando la stessa lingua, di entrare in sintonia.
Tursi e Mosca: così lontane, così diverse. La prima, una cittadina della provincia lucana; la seconda, capitale di una super potenza mondiale. Dunque: nulla che le avvicini! E invece, questa distanza si dissolve di fronte alla comunanza di pensiero verso le proprie radici. Sentono entrambe un forte legame con la propria terra, con la storia e le più antiche tradizioni dei luoghi natii e un forte senso di responsabilità in quanto artiste immerse e coinvolte nelle dinamiche della società contemporanea.
Quello che emerge dai lavori di entrambe è un senso di consapevole e vigorosa pacatezza d’animo che viene trasmessa a chi le guarda. Una quiete vigile che nasce da un percorso fatto di energie, debolezze ed emozioni, alla ricerca di un equilibrio interiore condiviso. Irina crea le sue opere attraverso un atto di purificazione. Così come facevano i primi maestri bizantini, che dipingevano le icone solo dopo aver fatto digiuno e preghiera, convinti che fosse Dio stesso a dipingere per mezzo della loro mano, Irina dipinge solo dopo un periodo di meditazione e di ricerca nel suo subconscio. Per Irina, il potere dell’artista è nella capacità di suscitare emozioni in chi guarda un’opera d’arte. Questo è un dono ma, nel contempo, una grande responsabilità; per questa ragione è importante che il messaggio dell’artista sia positivo e non, invece, tale da suscitare dolore, anche se da questo generato.
Figure senza contorno, a volte sfocate, dipinte ad olio su tela. Tratti essenziali, apparentemente grezzi, nei quali si intravede la struttura geometrica di rapporti fatti di simmetrie e asimmetrie. La dimensione estetica si perde completamente a favore della sensazione che l’immagine produce nell’osservatore e dunque, come nelle icone russe, un albero innevato, una donna con un bambino, un angelo, hanno per Irina un unico obiettivo: stimolare l’osservatore a ricercare dentro di sé la propria spiritualità.