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 caiazzo vescovo

Per tutto c’è un inizio e una fine. Vale anche per il mandato che riceve il vescovo da parte del Signore Gesù attraverso Papa Francesco. Ma non tutto finisce perché c’è un trasferimento. Per noi è solo giunta l’ora del saluto. Un saluto iniziato 9 anni fa e che ci dona la misura del tempo che attraversiamo incontrando volti, percorrendo strade, entrando nelle case, scoprendo e meravigliandoci come bambini per le tante cose stupende che si contemplano. Posti incantevoli e unici che diventano tuoi, ti appartengono, diventano storia, sì, la tua stessa storia.

E man mano che si attraversa il tempo ci si accorge che come credenti in Gesù Cristo si naviga nelle acque della storia attraversando mari che conducono verso la meta dell’eternità.

Ho vissuto questo tempo insieme a voi, immergendomi tra di voi, fiume di vita che esprime il suo volto più bello durante la festa della Bruna del 2 luglio, delle feste patronali in tutti gli altri paesi. Come tanti ruscelli che convergono verso l’unico letto capace di contenerci tutti e di scoprire che siamo una sola acqua, una sola famiglia, un solo popolo, l’unica Chiesa in cammino. Lo stiamo sperimentando soprattutto in questi anni del cammino sinodale.

Ogni volto, nella sua unicità, è ricchezza che mi è stata consegnata perché venisse impressa sul mio nella speranza di essere stato capace di mostrare il volto di Dio. Da soli si è sempre perdenti, insieme condividendo ogni cosa si è sempre vittoriosi perché capaci di tracciare strade nuove, seminando semi di pace, di fraternità e alimentando la speranza. Questo fiume scorre sempre con la stessa intensità lasciando segni di vita perché irriga la vita di ognuno e la rende feconda perché tutti siano in grado di mangiare e gustare i frutti dell’altro.

Nove anni durante i quali anch’io, come vostro vescovo, nella mia umanità mi sono lasciato portare dalla corrente della grazia di Dio che attraversa ogni tempo, quindi anche questo nostro tempo, dovendo affrontare insieme a voi gioie e dolori, entusiasmi e tristezze, vita e morte. Insieme segnati allo stesso modo dagli eventi che in alcuni momenti ci hanno portati in alto e all’attenzione mondiale come Matera 2019 Capitale Europea della Cultura e il XXVII Congresso Eucaristico Nazionale conclusosi con la storica visita di Papa Francesco il 25 settembre 2022; in altri momenti siamo rimasti sgomenti impauriti insieme all’umanità intera a causa della pandemia. Abbiamo capito che la partecipazione, la collaborazione e l’aiuto di tutti diventa espressione di una comunità che non si arrende e non vive di ricordi ma continua a scrivere nuove pagine di storia che continueranno ad essere lette da chi avrà la fortuna di ereditare questo nostro tempo.

Tutto questo, a me pastore di Matera-Irsina e Tricarico, mi ha indotto a dilatare ancor di più il cuore per un amore più grande. Ci sono riuscito? Non sta a me dirlo ma a Colui che mi ha chiamato, costituito e inviato fino ad oggi in mezzo a voi, da domani in terra di Romagna nella Chiesa di Cesena-Sarsina. Di una cosa sono certo che il Signore mi continua a ripetere: “Ti basta la mia grazia”.

Quanto dico a Matera e Tricarico lo dico per i singoli paesi delle due Diocesi. 

Scrivo a te Matera-Tricarico. Mi hai accolto il 16 aprile 2016 e ora mi accompagni a Cesena, con l’inevitabile dispiacere, ma con la consapevolezza che io ho scelto il motto paolino: “Mi sono fatto servo di tutti”. E con lo stesso spirito ed entusiasmo rinnovato mi reco in Romagna. Tu, Matera-Tricarico, so che mi accompagnerai sempre con la tua preghiera e l’affidamento del mio ministero episcopale alla Madonna della Bruna. Ti ringrazio. Mi mancheranno le strade, i sassi, i volti diventati familiari che continuerò a salutare e benedire, ma sono certo che imparerò a percorrere strade nuove e incontrare, salutare e benedire volti nuovi.

Matera-Tricarico cara e amata, come una sposa, non dimenticare la tua storia, gli uomini e le donne che ti hanno partorito e ti hanno reso bella agli occhi di tutti. C’è il sudore e il pianto che ancora trasuda dalle tue pareti di calcarenite; la sofferenza e l’ingiustizia subita, la lotta e il riscatto spesso pagato con il sangue dei tuoi figli; le schiene piegate per lavorare la terra, impastare il pane, fare il bucato raccogliendo ogni goccia d’acqua come ricchezza preziosa, e conservata in cisterne scavate.

Non dimenticare, Matera-Tricarico, le menti di quanti hanno creduto in te, nel tuo riscatto, i cuori che hanno saputo amare, le intelligenze che hanno saputo progettare per il bene di tutti. Abbandona ogni forma di litigiosità e agisci attraverso una progettualità seria e condivisa che sappia difendere il tuo territorio, la tua terra da custodire e salvaguardare, “Non dimenticate che la terra si diletta a sentire i vostri piedi nudi e i venti desiderano intensamente giocare con i vostri capelli” (Kahlil Gibran). Agisci per il bene dei tuoi giovani desiderosi di continuare a rimanere stretti tra le tue braccia e che purtroppo spesso devono stare lontano da te, dal tuo affetto, per mancanza di lavoro, di prospettive future.

Non dimenticare, Matera-Tricarico, i traguardi raggiunti e non cullarti sugli allori conquistati. Cura la tua bellezza e la tua storia perché anche il passato sia conosciuto dai tuoi figli ed abitato per essere vissuto attraverso iniziative ben mirate.

Infine un augurio. Il vescovo cambia, ne arriverà un altro. Sicuramente cambierà lo stile perché ognuno di noi è unico e irripetibile, o, come direbbe il futuro santo Carlo Acutis, nessuno è una fotocopia, ma si inserirà dentro una strada che già come Chiesa di Matera-Irsina e Tricarico si sta percorrendo. Conoscerà queste Chiese, il territorio, la gente, le problematiche e sarà capace di affrontarle nel dialogo rispettoso e continuo con le istituzioni civili e militari. D’altronde insieme, se pur nella diversità di ruoli, siamo chiamati a servire le stesse persone e la stessa terra. 

Auguro a tutti di essere Viandanti di speranza: la nostra terra di Basilicata ne ha veramente bisogno.

Vi abbraccio uno per uno, vi benedico e vi affido alla Madonna della Bruna.

+ Vostro D. Pino, per sempre