L’evento organizzato dall’Associazione Nuova Sanità e Benessere, nella giornata di sabato scorso, è stata un’occasione per fare il punto sulle criticità ambientali che imperversano sulla nostra regione.
Pur non essendovi stata occasione di aprire un dibattito, è stato interessante conoscere dal vivo il punto di vista del Procuratore di Potenza Francesco Curcio che col suo intervento ha illustrato le criticità di un sistema che presenta ancora numerose debolezze nel quadro generale di tutela e salvaguardia dell’ambiente.
All’incontro era presente anche il Presidente Bardi che, oltre a prendere impegni generici in questa direzione, si è limitato ad una sterile disamina della sua attività di governo.
Avremmo voluto ricordare ai presenti la proposta messa in campo dal M5S Basilicata per l’introduzione di limiti emissivi agli impianti al servizio delle estrazioni petrolifere. Proposta che - a nostro avviso - rappresenterebbe una concreta azione di tutela e salvaguardia della salute delle popolazioni che convivono con gli impianti estrattivi presenti sul territorio regionale.
Come ha ben evidenziato il Dottor Mele nella sua relazione, i tentativi scientifici per mettere nero su bianco gli effetti delle estrazioni petrolifere sono finiti insabbiati oppure si sono persi nei mille rivoli della burocrazia regionale. Ricordiamo su tutti la Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) relativa alle attività del Centro Oli di Viggiano (COVA), commissionata nel 2014 dai Comuni di Viggiano e Grumento Nova e coordinata da un team di esperti con a capo il Dottor Bianchi. Le conclusioni drammatiche dello studio portarono ENI ad avviare una vera e propria disputa accademica, pur avendo preso parte alle varie fasi dello studio.
L’elenco di tentativi arenati per fare un quadro sul rapporto tra estrazioni e salute non si è fermato alla VIS. La regione, nel 2016, decise di affidare un’indagine epidemiologica all’allora Fondazione Basilicata Ricerca Biomedica (poi confluita in Fondazione Ambiente Ricerca Basilicata) con lo scopo di migliorare e accrescere la conoscenza scientifica sui meccanismi di azione sulla salute umana dei determinanti ambientali, al fine di stimare l'impatto sanitario delle relative esposizioni ed orientare così, anche a fini preventivi, le politiche regionali. Anche questo studio, che ha visto l’impegno di circa 600 mila euro, sembrerebbe essersi arenato. Difatti, nel rapporto tecnico scientifico della Fase 1 presentato il 5 agosto 2020 dalla Fondazione Ambiente Ricerca Basilicata, si evidenzia la necessità di procedere per la conclusione dello studio con la terza azione, che è tutta dedicata all’Epidemiologia Geografica. Secondo FARBAS, la conclusione di quest’ultima, con l’analisi dei dati relativi ai diversi flussi informativi, di cui è titolare la Regione Basilicata, consentirebbe di giungere non solo alle conclusioni finali dello studio, ma anche di poter valutare l’opportunità di approfondire e riscontrare parte degli stessi attraverso lo studio dei campioni biologici conservati in bioteca. L’assessore Rosa, a settembre 2020, dichiarò di voler portare a termine questo lavoro. A questo proposito abbiamo ritenuto opportuno chiedere conto delle sorti di questo studio per essere edotti anche sugli eventuali risultati ottenuti.
Ci auguriamo che nei prossimi mesi si prosegua sulla strada della concretezza e non si continui a menare il can per l’aia. Pur non essendo d’accordo con coloro che considerano possibile la convivenza con le estrazioni petrolifere, ricordiamo a questi ultimi che convivenza non è affatto sinonimo di sottomissione.
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Gianni Perrino
M5S Basilicata - Consiglio Regionale