Prendiamo atto che la Regione Basilicata sta per compiere un passaggio necessario con l’approvazione del documento programmatico per la redazione del nuovo Piano Regionale Integrato della Salute e dei Servizi alla Persona e alla Comunità 2026-2030. A distanza di 13 anni dall’adozione dell’ultimo Piano sanitario regionale tale intervento dovrebbe seguire gli obiettivi fissati dal Piano Strategico Regionale 2021/2030, migliorando la qualità dei servizi sanitari offerti ai cittadini e ottimizzando, tra le altre cose, la sanità territoriale. Orbene ci sembra altrettanto necessaria una disamina delle tante criticità che si intravedono nel nuovo Piano, con l’unico fine di migliorarlo e renderlo più aderente alle esigenze dei cittadini, delega a cui siamo chiamati ad adempiere.
Tra le novità due i pilastri alla base del nuovo sistema: le Aggregazioni funzionali territoriali (Aft) e le Unità complesse di cure primarie (Uccp). Modifica che preoccupa non poco è la riformulazione della Medicina Generale che si esplica nella soppressione, di fatto, delle figure dei medici di continuità assistenziale (guardie mediche) a favore di un ruolo unico non presente in tutti i centri. Tale ridimensionamento non sembra andare nella direzione del potenziamento della sanità territoriale ma, al contrario, sembra esplicare una visione accentratrice, eliminando figure fin’ora indispensabili sui territori come primo filtro rispetto all’utenza che si rivolge agli ospedali. Nondimeno questa riforma sembra ignorare l’orografia della regione che rende molto difficoltosi gli spostamenti nelle zone interne, motivo per cui si rischia di lasciare scoperti interi territori senza assistenza medica di prossimità. Ne deriva una dinamica che rischia di incentivare il ricorso alla ospedalizzazione, fallendo clamorosamente gli obiettivi del PRS: avvicinare le cure al cittadino e decongestionare gli ospedali.
Il nuovo modello organizzativo prevede il potenziamento della telemedicina e la ridefinizione del numero degli ambiti territoriali ottimali (Aot), passando da 45 a 19 per la Medicina generale, tante quante sono le Aft, e da 13 a 6 per la Pediatria di libera scelta, tanti quanti sono i distretti. Un sistema che, nel suo complesso, prova a ricalibrare il rapporto medici/abitanti: un medico ogni 1.200 abitanti (prima il rapporto era di 1 ogni 1.000) e un pediatra ogni 850 bambini di età fino a 14 anni. Nonostante il focus sull'accessibilità, insomma, c'è il concreto rischio che alcune aree della regione vengano maggiormente trascurate, soprattutto se le risorse non vengono distribuite in modo equo e strategico.
Gli obiettivi ambiziosi del PNRR passano dall’ottimizzazione delle risorse disponibili e per questo è vitale rivedere tutto prima possibile perché non sembra esserci l’opportuna consapevolezza che si sta andando nella direzione contraria, lo dico da Sindaco ma ancor prima da medico.
Inoltre nella provincia di Matera sono previste tre Case di Comunità, dato che viene registrato anch’esso non senza titubanza, relativamente alla capacità di tali unità a far fronte alla notevole richiesta di cure mediche, palesata dai report di settore i quali denunciano la necessità di una più ampia e capillare presenza. Si fa l’esempio di Tursi, a titolo esplicativo, che dovrebbe rispondere alle esigenze mediche di 11 comuni con una utenza di migliaia di persone dislocate su territori difficilmente raggiungibili, con le problematiche di facile intuizione. Questi presidi dovrebbero essere aperti 24 su 24, 7 giorni su 7 per quanto riguarda la Medicina Generale. La soluzione sembra essere opportuna per la medicina specialistica ma insufficiente per altre esigenze di base che necessitano di una pronta e veloce diagnosi sul posto. Tale mancanza mina le fondamenta dell'assistenza territoriale nonché della continuità assistenziale soprattutto in territori come quello lucano che non godono di una viabilità ottimale. Ne consegue che sia i piccoli centri che quelli con grande utenza, dopo le 20 dei giorni feriali e pre-festivi, potrebbero essere privi di supporto medico di base con un inevitabile incremento delle richieste presso gli ospedali che, invece, la ratio della riforma vorrebbe decongestionare.
Nondimeno la realizzazione delle strategie previste richiederà coordinamento e collaborazione tra diversi enti e livelli di governo, il che può risultare complesso e suscettibile a interferenze burocratiche. Le stesse incertezze che ci porteranno a discutere, come ANCI
Basilicata, delle problematiche sottese solo il 17 di Aprile, alla presenza dell’assessore alla Sanità Latronico, quando “il patto per la Sanità” sarà già bello che sottoscritto nelle sue linee guida. C’è bisogno di fermarsi subito e parlarne o sarà tardi.
Come concertato in occasione della conferenza dei Sindaci, quindi, alla presenza dei rappresentanti apicali ASM tra i quali il D.G. Maurizio Friolo nonché l’assessore alla Sanità Cosimo Latronico, si deve attuare un adeguato sistema di monitoraggio e valutazione per ogni ambito, senza il quale sarebbe difficile verificare l'efficacia delle misure attuate, rischiando di non correggere eventuali criticità nel processo, anzi. È auspicabile, in tale ottica migliorativa, lasciare operativi alcuni dei presidi già presenti per rispondere sia alle esigenze delle comunità più numerose sia alle logiche strategiche.
Siamo convinti che il nuovo Piano Regionale Sanitario della Basilicata sia necessario, tuttavia, è fondamentale affrontare le sfide e i limiti identificati con uno spirito collaborativo per garantire che gli obiettivi prefissati possano essere raggiunti in modo fattuale e mirato. Solo attraverso un approccio integrato e sostenibile sarà possibile realizzare una sanità di qualità per tutti i cittadini della Basilicata.
Il Sindaco
Alessandro Domenico Albano