BAS “Nel primo trimestre 2018, nonostante la flessione congiunturale delle esportazioni in tutte le ripartizioni territoriali, dopo due trimestri consecutivi di diffusa crescita, registrata dall’Istat, la Basilicata, al pari di altre regioni del Sud, segna complessivamente un buon risultato (più 6,5%). Decisamente positivo, sempre secondo l’Istat, è l’andamento dell’export dell’agroalimentare lucano con più19,7% rispetto al primo trimestre 2017. Siamo di fronte alla nuova testimonianza che l’export della Basilicata non vive di sole automobili (Fca, Melfi) ma anche dell’attività delle 18,7 mila imprese che si occupano di agroalimentare”.
E’ quanto sottolinea il coordinamento regionale Cia-Agricoltori Basilicata ricordando che “in base a dati Nomisma l’export agroalimentare lucano nel 2017 ha sfiorato i 40 miliardi di euro e ribadendo che per l’agroalimentare made in Basilicata, che incide appena tra l’1-1,5 per cento su quello nazionale, ci sono grandi margini di crescita. Il contributo dell’agroalimentare all’export regionale complessivo raggiunge l’8,8%, una quota analoga alla media nazionale, ma differente quanto ad apporto dei due principali comparti: molto più elevato quello dell’agricoltura, il cui export è pari al 5,6% del totale, contro l’1,6% dell’Italia; assai contenuto quello dell’industria alimentare (3,2 e 7,2%, rispettivamente).
Abbiamo un potenziale enorme tenuto conto che la tendenza del “mangiare italiano”, nonostante la crisi dei consumi, è comunque positiva – sottolinea la nota della Cia - si può fare molto di più per sviluppare il segmento: da un lato serve più promozione a sostegno dei nostri prodotti a denominazione meno conosciuti; dall'altro occorre intensificare la lotta alla contraffazione alimentare, che ogni anno ''scippa'' alle nostre imprese di qualità oltre 1 miliardo.
Al centro, in stretta sintonia con il “brand Qualità Basilicata”, quale marchio d’area ed efficace strumento di marketing, c’è il progetto Cia del "Network dei Valori” con "Reti d'impresa territoriali" capaci di mettere in trasparenza l'intero processo di filiera che porta i prodotti agricoli e alimentari locali dal campo al consumatore. La proposta della Cia è semplice e chiara: bisogna creare accordi sinergici ben codificati tra l'agricoltura, l'artigianato, il commercio, la logistica, gli enti locali per costruire un percorso virtuoso intorno alle produzioni agroalimentari. Una sorta di patto per dare vita a "Reti d'impresa territoriali" con un codice di tracciabilità "ad hoc", da apporre sul packaging dei cibi, a certificazione e garanzia del processo avvenuto all'interno di un accordo di "Network".
Inoltre, la Cia ha presentato una proposta di legge di iniziativa popolare per regolare i rapporti tra agricoltura e Gdo (Grande distribuzione organizzata). L’obiettivo è di promuovere e commercializzare i prodotti locali che siano tracciabili e identificabili nel territorio rurale di produzione, aprendo nuovi spazi di mercato a produzioni alimentari e tipiche lucane anche di nicchia. E’ dunque un ulteriore sostegno alla rete di prodotti Dop, doc, docg e igp “made in Basilicata”, e ai programmi di filiera agro-alimentare proiettati all’esportazione”.